Il chiaroscuro è una tecnica artistica che consente di dar risalto a figure operando non tanto sui particolari del disegno quanto sulle sfumature di luci e ombre. Sono quindi le tonalità dell’intera composizione a esaltarla. Ugualmente succede per questi racconti firmati da Giancarlo Gili.
Intanto l’autore stesso li definisce “quadretti”, cioè piccoli ritratti di persone, quasi miniature, colte nella loro vita quotidiana. Non hanno la pretesa di offrire un ritratto a tutto tondo, per continuare ad usare il lessico artistico. Piuttosto cercano di far emergere dallo sfondo indistinto e spesso caotico del mondo in cui si muovono delle figure giocando proprio su sfumature.
Non è tanto la quantità di avvenimenti che le hanno viste coinvolte. Sono invece queste sfumature a dare un “volume” alle persone descritte, cioè segnare la loro presenza discreta nel mondo, restiduendo narrativamente il loro peso specifico.
Inevitabile lungo questo sentiero la nostalgia, ma sempre contenuta, che non si altera mai nel rimpianto.
È consapevole dell’azione di “quel rullo compressore che è l’inesorabile scorrere del tempo”, ma lo sfida proprio sul terreno della memoria, del ricordare. È così che quei “quadretti” si muovono sullo spartiacque tra presente e passato. Talvolta l’oggi irrompe provocando il confronto con epoche trascorse come la pensione tanto cercata ai giorni nostri e sostanzialmente ignorata, se non subita, dal vecchio contadino o come il “povero del secchio” antesignano dei senza tetto odierni. Altre volte è un presente che, intrufolandosi, provoca quasi un cortocircuito, da cui affiora un ricordo pieno di malinconia come il capoufficio che si sente ormai sopraffatto dalla tecnologia tutta in mano ai giovani o il vecchio meccanico la cui esperienza è “accantonata”.
Emergono valori da riscoprire, come il lavoro, la fede, l’essere felici per il bene fatto. Sono i raggi di luce che rischiarano quelle ombre che comunque sono pronte a invadere la tela della vita.
Quadretti in chiaroscuro
di Giancarlo Gili
Fusta
15 euro