
(foto Pixabay)
Il 10 settembre, durante un dibattito pubblico, è stato ucciso a Orem (Utah, USA) l’attivista politico trentunenne Charlie Kirk. Non è detto che molti tra noi lo conoscessero, ma ci hanno presto spiegato le sue posizioni: difensore di idee omofobe, razziste, sessiste, islamofobe, si era specializzato in dibattiti in cui più che argomentare le proprie tesi puntava a screditare i suoi interlocutori o a confonderli. C’è chi ha fatto notare che tra le sue campagne c’era anche quella per la tutela del diritto a possedere personalmente armi, “anche al costo di alcune vittime ogni anno”. E chi ha commentato che in fondo è stato vittima della sua stessa politica.
Il suo caso ripropone però, in forma concreta,
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