Partirà domani (lunedì 22 settembre) alle 10 da piazza Europa, il corteo per lo sciopero generale per la Palestina indetto dall’assemblea autoconvocata dei sindacati di base Usb, Cobas e Cub.
“Siamo in un contesto drammatico segnato dal genocidio palestinese in corso – si legge nella nota ufficiale inviata dai sindacati – e da un’escalation bellica senza precedenti. Il popolo palestinese è vittima di un’operazione di sterminio esplicitamente denunciata anche dall’ONU, ripresa in diretta e trasmessa da tutti i media, un’operazione che vede la complicità di tutti i governi occidentali, compreso il nostro. Ora l’esercito israeliano entra a Gaza City, preannunciando la soluzione finale della questione.
Nel frattempo, la guerra in Ucraina rischia di innescare scenari impensabili fino a poco tempo fa e difficilmente controllabili, così come nel resto del mondo gli scenari bellici si moltiplicano. Tutto ciò incide sulle nostre coscienze e sulle nostre vite.
Le scelte della UE e del nostro governo, all’interno della cornice della NATO, non vanno nella direzione della pace, ma alimentano i venti di guerra, anche attraverso l’aumento delle spese militari e i conseguenti tagli all’istruzione e allo stato sociale. Sono politiche scellerate e senza futuro, che rispondono solo agli interessi di pochi, alla crescita dei profitti dell’apparato industriale militare, a scapito del bene comune, degli equilibri naturali del pianeta, della nostra capacità di restare umani.
Restare in silenzio ora significherebbe essere complici ed è perciò che sosteniamo tutte le iniziative contro la guerra, la militarizzazione della scuola e della società, volte a promuovere una cultura di pace e ispirate ai valori della Costituzione nata dalla Resistenza antifascista. Sosteniamo l’iniziativa della Global Sumud Flotilla, così come la precedente Freedom Flotilla, volte a costruire un corridoio umanitario verso la popolazione di Gaza, invitando a esercitare il diritto di parlare a scuola e in tutti i luoghi di lavoro di quanto sta accadendo nel mondo che ci circonda.
Chiediamo con forza che siano interrotti i legami del nostro Paese con Israele a ogni livello, dalle collaborazioni scientifiche ed economiche agli accordi con università israeliane. Il problema non è solo il criminale governo Netanyahu, ma l’occupazione coloniale e l’apartheid dei palestinesi messe in atto da decenni da Israele.
Non è il momento di restare in silenzio, a partire da noi docenti e studenti, che viviamo la scuola come istituzione e spazio di democrazia da difendere; costruiamo insieme un percorso di mobilitazione unitaria per fermare la barbarie e costruire un’alternativa possibile e necessaria”