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Lunedì 15 settembre 2025

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Segnali di tempesta nei cieli dell’Unione Europea

Tra i nodi principali da sciogliere la permanenza di guerre ai confini dell’UE, la resa a Trump sui dazi, il rilancio dell’economia europea, la democrazia minacciata nell’Unione e il futuro bilancio pluriennale 2028-2034

Cuneo

La Guida - Segnali di tempesta nei cieli dell’Unione Europea
Bandiera Unione Europea (foto Pixabay)

(foto Pixabay)

Non mancavano piatti impegnativi nel menu della scorsa sessione del Parlamento europeo, piatti pesanti non facili da digerire in occasione del discorso annuale di Ursula von der Leyen sullo stato dell’Unione, appuntamento per presentare un bilancio del lavoro fatto e per delineare i futuri programmi di lavoro.
Tutto questo in un contesto politico non facile per nessuno, mentre la Francia è alle prese con una nuova complicata crisi politica, ma anche con la Germania in stagnazione economica e una coalizione fragile al governo. Questo solo per citare i “Paesi-guida” di un tempo che fu.
Ad annunciare tempesta sui cieli europei è arrivata in contemporanea una pioggia di droni russi sulla Polonia a rubare la scena a Ursula Von der Leyen, ma anche a rafforzare i suoi appelli a difendere “ogni centimetro dell’Europa”, con toni da “comandante in capo” di un esercito europeo di là da venire.
Tra i nodi principali da sciogliere la permanenza di guerre ai confini dell’UE, la resa a Trump sui dazi, l’atteso rilancio dell’economia europea, la democrazia minacciata nell’Unione e l’avvio della complessa trattativa sul futuro bilancio pluriennale 2028-2034.
Nel suo discorso Ursula Von der Leyen non ha mancato di abilità in un mestiere che pratica da anni: quello di tenersi in equilibrio tra grandi ambizioni e modesti risultati, questa volta in un quadro politico mondiale ed europeo che, non va dimenticato, rende particolarmente impegnativo il suo ruolo.
Non sorprende l’enfasi sul tema della difesa per lei che questa responsabilità ebbe anche come ministro in Germania, proiettata adesso in avanti anche a rischio di irritare alcuni governi gelosi di questa materia sensibile, proprio come già avvenuto proprio con Berlino. Un atteggiamento riproposto, in misura diversa, su entrambi i fronti di guerra, confermando e rafforzando il sostegno militare all’Ucraina e aprendo tardivamente la strada a limitate sanzioni per Israele.
Sulla trattativa con Trump per i dazi l’autodifesa della presidente, poco convincente rispetto all’ondata di critiche ricevute, ha fatto leva sul rischio di una guerra commerciale, come se questa non sia ormai pratica corrente con un interlocutore inaffidabile e ostile come il presidente USA al quale Ursula annuncia una linea dura UE sulle regole del digitale, invocando una fiera sovranità europea.
Non è mancato un accorto florilegio di nuove proposte o orgogliose riconferme, destinate a recuperare la fiducia della maggioranza cui deve la sua seconda investitura a presidente e che diverse sue componenti “europeiste” considerano tradita.
Ha rassicurato i parlamentari verdi sul futuro della politica ambientale, temperata dalla leva della transizione, attenta alle conseguenze per imprese e lavoratori.
Ai parlamentari socialisti ha promesso nuove iniziative per rilanciare un trascurato pilastro sociale, con un’apertura sulla politica della casa e un rafforzamento della lotta contro la povertà.
Sul tema della politica migratoria si è esibita con toni severi, insistendo sul controllo delle frontiere e le misure per rendere effettivi i rimpatri, senza nulla dire sulle politiche di accoglienza.
Cosciente di muoversi su un terreno minato ha distribuito frammenti di future risorse finanziarie su numerosi settori senza affrontare la complessità del tema caldo del futuro bilancio comunitario 2028-2034, salvo mettere le mani avanti a protezione della politica agricola, minacciata da un importante taglio di risorse oltre che da accordi commerciali come quello imminente con il Mercosur (Brasile, Argentina, Paraguay e Uruguay), ricordando nel contempo un importante accordo con l’India da chiudere entro l’anno.
La chiusura del discorso l’ha destinata con particolare vigore – anche in risposta a ripetute proteste in aula da parte dell’estrema destra – al futuro della democrazia nell’UE, mettendo l’accento in particolare sul ruolo dei media e sui giornali locali, rilanciando il progetto di uno “Scudo per la democrazia”.
Non sono mancati, per l’abilità del mestiere politico, anche due “appelli al cuore”, con le storie di due europei, presenti e lungamente applauditi nell’aula, esemplari nella resistenza ucraina e nella lotta contro gli incendi estivi in Portogallo, quasi un riferimento al pensiero di Pascal: “il cuore ha ragioni che la ragione non conosce”.
Ci poteva stare, in una stagione della storia che non è proprio un trionfo della ragione, senza però che questo sia un motivo per arrendersi.

Franco Chittolina per AGD (Agenzia Giornali Diocesani)

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