Da una su 17 a una su 12: negli ultimi dieci anni le imprese attivate da persone di origine straniera sono aumentate in modo forte, più 33%, e hanno dato più lavoro, con più 53% di addetti, nei vari ambiti dell’economia locale (con particolare forza nell’artigianato e nelle costruzioni). Proprio sul fronte occupazionale, il ruolo dei lavoratori di origine straniera è ormai fondamentale per le imprese della Granda, in tutti i settori. I tanti temi collegati al fenomeno sono stati al centro del confronto sviluppato nella mattinata di oggi (lunedì 15 settembre) in Camera di commercio, con la presentazione del focus “L’imprenditoria straniera in provincia di Cuneo (2015-2024)”. Tra i numeri, ancora, il fatto che le società di capitali sono il 13% tra quelle straniere (molto vicine al 16% italiano), mentre quelle giovanili balzano al 20% (contro l’8,1% italiano) e anche le femminili sorprendono, al 23,5% (contro il 22% italiano). Tra le provenienze, al vertice Albania e Romani (rispettivamente 1.841 e 927 sulle 5.301 totali); seguono Marocco, Cina e Francia.
Dopo i saluti del presidente Cciaa Luca Crosetto, la relazione del Prefetto Mariano Savastano (con riferimenti ai protocolli per la frutta fresca nel saluzzese e per la viticoltura nell’albese), i dati del focus con Gianni Aime e poi il confronto su formazione e lavoro come strumenti di integrazione con Carlo Vallero (Cnos-Fap Piemonte), Angelo Perez (Weco), Giuliana Cirio (presidente Fondazione Industriali) ed Elena Bottasso (responsabile Studi e Ricerche Fondazione Cr Cuneo).
