Dall’Archivio parrocchiale esce una pubblicazione con una miriade di informazioni sulla borgata. L’ordine cronologico affastella numerose date dal 1937, ma il primo estensore di questa “cronaca” cerca di andare ben più indietro nel tempo, fino al 1963. Questa quantità di notizie richiede a chi la consulta la pazienza di riorganizzarne i contenuti secondo le proprie esigenze.
Il compito di scrivere un “liber chronicus” viene assegnato ai parroci dal Sinodo Diocesano del 1901, precisa l’introduzione. È una “cronaca sommaria e diligente” di quanto succede nella comunità affidata al sacerdote. La “cronachetta” per quanto non “opera completa” e frutto della buona volontà, come ammette don Michele Marchisio, si offre così anche come strumento di lettura della vita di un paese nel passare degli anni. Vi si ritrovano accanto agli ovvi richiami di carattere religioso, molte informazioni che sconfinano in altri terreni.
Nelle pagine infatti convivono e il più delle volte si intrecciano aspetti di fede con altri mondani, manifestazioni di religiosità popolare con tradizioni di vita quotidiana tenacemente difese dalla gente. È un dialogo talora con toni accesi, frutto di incomprensioni da ambo la parti a cui il parroco spesso cerca di porre rimedio magari ammettendo l’approccio sbagliato agli abitanti. Così il libro è ritratto insieme di paese, di fede, di parroci e di una realtà sociale e umana in cui la dimensione religiosa è vissuta in simbiosi con quella degli impegni quotidiani.
Nei parroci c’è la preoccupazione per la cura pastorale. Se da un lato attende una risposta che spesso non viene, dall’altro sa anche essere attenta a esigenze concrete. Di qui il registrare l’urgenza di una strada che raggiunga la borgata: fino al 1936 è raggiungibile solo attraverso sentieri. Anche in questo don Marchisio non perde occasione per trarre motivo di rilessione morale: le divisioni, i campanilismi ostacolano la realizzazione di quello che per tutti sarebbe un notevole arricchimento.
Il ritratto del paese è lucido, visto attraverso l’ottica del pastore d’anime. La prima impressione non è lusinghiera: persone “complimentose, anche generose, ma non troppo sincere quindi sotto il complimento si nasconde la sfiducia, sotto la generosità l’interesse e con tutta facilità affiorano le calunnie”. Salvo poi ammettere di non avere avuto lui stesso “un’idea del mondo spirituale in cui venivo ad abitare”. Un passo verso la comprensione: “In fondo, dirà più avanti, sono disposti ad ascoltare se non sono presi in senso contrario”.
L’emigrazione e lo spopolamento sono letti nei loro aspetti di sradicamento sociale e dai valori familiari. Le feste spesso entrano in conflitto con le cerimonie religiose. La preoccupazione per i giovani è forte per un radicato disinteresse verso la spiritualità. In tempo di guerra a colpire è la leggerezza con cui vivono questi mesi. Acuta l’osservazione che ne ricava don Marchisio: è un “assentarsi completamente dai momenti che viviamo”. Stupisce però tutti il parroco che si mette a giocare con i ragazzini.
In questa “cronachetta” lo scopo è di essere memoria per chi verrà dopo. Il successore del parroco avrà cura di leggere queste pagine evitando così di incappare in errori già commessi. A distanza di quasi cento anni ha invece il sapore di un ritratto sfaccettato e ricco della borgata, testimonianza di un tempo inesorabilmente passato.
Frise. Cronachetta parrochiale 1907-1937
dei Parroci di Frise
Editrice Primalpe
euro 25