Lui il timbro sulla mano che distingueva i clienti minorenni lo aveva, ma al bancone del bar pare che nessuno gli chiese di esibirlo e quindi, nonostante fosse appena 14enne, chiese e ottenne un gin lemon. Mentre si allontanava però, due Carabinieri che già da due ore stavano eseguendo un servizio in borghese all’interno della discoteca Le Fonti, a Garessio, lo fermarono per verificarne l’età. L’operazione, organizzata dalla Guardia di Finanza e svolta con il supporto dell’Arma, portò alla denuncia per il titolare della discoteca sia per aver servito alcolici a minorenni, sia per aver superato il limite di capienza del locale fissato a 300 posti. Oltre al servizio in borghese all’interno del locale, i militari avevano infatti precedentemente controllato il numero di ragazzi che erano entrati nella discoteca quella sera di giugno 2022: “Con una app sul cellulare avevamo contato i ragazzi che entravano e quando siamo arrivati a 400 abbiamo smesso di contare gli ingressi e siamo entrati. Al bancone c’erano molti ragazzi che sembravano minorenni ma abbiamo atteso un po’ per andare a colpo sicuro. Abbiamo poi identificato un 14enne che aveva chiesto una bevanda alcolica e lo abbiamo fermato mentre si allontanava col bicchiere. Abbiamo notato che i baristi non chiedevano l’età dei clienti”. Una circostanza su cui però le due bariste in servizio quella sera avevano riferito di essere state istruite dal titolare sul fatto che non si dovessero servire alcolici ai minorenni e c’era anche un cartello appeso dietro al bancone: “Ai maggiorenni veniva dato un braccialetto e ai minorenni veniva fatto un timbro sulla mano – aveva detto in aula una barista – e anche i biglietti d’ingresso che prevedevano una consumazione erano diversi. Se poi però i maggiorenni davano la loro bevanda ai ragazzini questo non potevamo saperlo”. Anche il titolare del locale aveva ribadito di aver sempre dato precise indicazioni ai suoi dipendenti sul divieto di servire alcolici ai minorenni: “Svolgo questa attività anche con una certa fatica vista la mia età – aveva dichiarato in aula – ma a Garessio manca ogni svago e l’unica cosa è questa discoteca. Il mio è un servizio per questa zona un po’ fuori mano”. Nel corso dell’ultima udienza il secondo militare che aveva prestato servizio quella sera ha confermato di aver utilizzato un’applicazione scaricata sul cellulare per contare gli ingressi in discoteca quella sera. Un dispositivo però che non era stato omologato e di cui non era stato comunicato l’utilizzo alla Tenenza e alla Procura; per questo motivo la difesa si è opposta alla produzione dei dati che erano stati ottenuti con il suo utilizzo. Su questa richiesta, in vista della discussione fissata al 10 marzo prossimo, il giudice si è riservato di valutare.