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Sabato 6 settembre 2025

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La sana sferzata di una sapienza affidabile

Per seguire il Maestro occore essere consapevoli del poco di cui si dispone

Cuneo

La Guida - La sana sferzata di una sapienza affidabile

La parola di Gesù sul portone della Sagrada Familia di Barcellona.

Sap 9,13-18; Sal 89; Fm 9b-10.12-17; Lc 14,25-33

Il seguire Gesù richiede un riflettere su ciò che questo comporta.
I due esempi riportati nel brano evangelico sono chiari in proposito. Per costruire una torre è necessario possedere il denaro necessario per coprirne le spese. Per dichiarare guerra è implicata la disponibilità ad avere un esercito che permetta di non presentarsi sul campo come un’armata Brancaleone allo sbaraglio. In entrambi i casi è prudente valutare in anticipo le proprie capacità e possibilità. Non è sufficiente farsi prendere da una passione improvvisa né volere una cosa a tutti i costi.
Questi due esempi sono applicati da Gesù alla scelta che è chiamato a fare chi vuole diventare un suo discepolo.
Il confronto con i due esempi non è tuttavia del tutto calzante per quanto riguarda un punto fondamentale. Nel caso del costruttore della torre o del re che prepara una guerra, si tratta di valutare ciò che si possiede, in denaro o in potenza militare.
Nel caso del discepolo si tratta certo di valutare ciò che si ha (per esempio qualità umane, una formazione, generosità…), ma anche quello cui si è disposti a rinunciare, a lasciare e abbandonare, ciò di cui si è disposti a privarsi e spogliarsi. La precisazione di Gesù, poi, tratta di tutto o di niente: «Chiunque di voi non rinunzia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo».
Ma il mettersi a disposizione del Regno richiede l’obbedienza a leggi e imperativi diversi da quelli che normalmente regolano le imprese del mondo. In quest’ultime, quanto più si è forti, quanti più impressionanti sono i mezzi di cui si dispone, tanto maggiori sono le possibilità di riuscita. Nella sequela del Maestro di Nazaret, invece, tanto più si dona e si abbandona, quanto più si lascia e si condivide, quanto più si è poveri, maggiore sarà la possibilità di accogliere i frutti della esigente richiesta evangelica.
Questa spoliazione è forse la croce più difficile che il discepolo è invitato a prendere sulle proprie spalle.
«Volete andarvene anche voi?» disse Gesù a chi lo seguiva. E Pietro rispose per tutti: «Da chi andremo, Signore? Tu solo hai parole di vita». Perché, dunque, richiedere se convenga o non seguire il Maestro? In questo botta e risposta possiamo accogliere un’ulteriore differenza tra la sequela di Gesù e la costruzione di una torre o della spedizione bellica: a queste due cose si può anche rinunciare, mentre alla fede nel vangelo non si può rinunciare.
Le parole dure di Gesù richiedono quella «sapienza, quello spirito santo dall’alto» di cui parla la prima lettura.
Quella «tenda fatta di terra che opprime una mente carica di preoccupazioni» – così è tratteggiata la vita umana nel brano del libro della Sapienza – è chiamata a mettersi in gioco, ad essere misurata dalla parola evangelica.
Gesù non intende condannarci alla disperazione, non esige l’essere sicuri della nostra volontà, delle nostre energie, nemmeno della nostra fede. È ammesso al suo seguito chi può dire soltanto così: «Credo, Signore, vieni in aiuto alla mia incredulità». Al di là di ciò che possiamo avere come dotazione iniziale, il Signore chiede che riconoscendo di non avere nulla di sicuro e prezioso al di fuori di lui, non ti arresti poi ogni momento spaventato da ciò che egli ti chiede: che mai ti può chiedere di così grave, se davvero riconosci di non aver nulla?
Il calcolo da fare per seguire il Maestro potrebbe dunque essere questo: essere consapevoli del poco di cui si dispone. Tuo padre, tua madre, tua moglie e i tuoi fratelli non sono un tesoro da difendere contro Gesù, ma valgono il centuplo se rimessi nelle sue mani.

Immagine: La parola di Gesù sul portone della Sagrada Familia di Barcellona.

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