Confermata per l’anno scolastico 2025/2026 la stretta sugli smartphone, anche a scopo didattico, in ogni istituto di ordine e grado, sia per gli studenti sia per i docenti.
Già a settembre 2024, il Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, aveva annunciato l’obiettivo di riportare i giovani all’uso di carta e penna, reintroducendo il diario scolastico cartaceo e vietando l’uso dei dispositivi elettronici, nelle scuole elementari, medie e superiori, promuovendo così una regolamentazione più stringente dell’impiego della tecnologia, in ambito educativo. L’ultima circolare ministeriale prevede, da un lato, che i telefonini siano spenti e tenuti riposti, dall’altro che ogni singola scuola aggiorni i propri regolamenti per applicare il divieto.
Il Dirigente scolastico del Liceo “De Amicis” di Cuneo, Carlo Garavagno, ha così commentato la circolare ministeriale: “Noi vogliamo educare insieme alle famiglie, non punire, e stabiliremo come comportarci durante il Consiglio di Istituto del 4 settembre. Infatti, la circolare del Ministero non esige che le scuole inibiscano l’ingresso dei cellulari nei propri locali, ma si limita a prescriverne un espresso divieto di utilizzo, in orario scolastico”.
All’interno del Piano Nazionale per la Scuola Digitale, è presente una direttiva scolastica chiamata “BYOD” (“Bring Your Own Device”, ossia “Porta il tuo dispositivo a scuola”), la quale prevede l’adozione di politiche che permettano l’uso dei dispositivi personali degli studenti a scuola, promuovendo la formazione digitale e collaborando con le famiglie. Ciò significa che il provvedimento ministeriale non avrà valore per gli studenti con Bisogni Educativi Speciali (BES), per i quali è previsto un Piano Didattico Personalizzato (PDP).
“BYOD” si struttura attraverso un decalogo:
1) ogni novità comporta un cambiamento, che dev’essere utile per migliorare l’apprendimento ed il benessere dello studente, a scuola;
2) i cambiamenti non vanno rifiutati, ma compresi ed utilizzati per il raggiungimento dei propri obiettivi, quindi proibire l’uso dei dispositivi digitali non è u a soluzione possibile;
3) la scuola fornisce i servizi necessari e favorisce l’uso responsabile dei dispositivi personali;
4) la scuola promuove lo sviluppo del digitale;
5) i dispositivi devono essere un mezzo per sviluppare la propria capacità critica e creativa, non un fine;
6) bisogna sostenere un approccio consapevole al digitale e un uso critico delle fonti di informazione;
7) l’uso dei dispositivi elettronici, in classe, è una scelta dei singoli docenti;
8) vanno distinte le dimensioni del privato e del pubblico per quanto riguarda l’uso di tali dispositivi;
9) scuola e famiglia devono collaborare per promuovere la crescita di cittadini autonomi e responsabili;
10) formare i cittadini di domani, anche dal punto di vista digitale, è un dovere della scuola.
Proprio come lo scorso anno scolastico, l’estensione di tale divieto anche agli Istituti superiori ha riscontrato l’appoggio di numerosi Paesi dell’Unione Europea, come l’Austria, la Francia, l’Ungheria, l’Italia, la Slovacchia e la Svezia. Alcuni studi hanno infatti dimostrato come l’uso smodato dei mezzi tecnologici influisca sullo sviluppo psico-emotivo dei giovani, con difficoltà di concentrazione e memorizzazione, e sulla didattica. Inoltre, l’uso di questi strumenti, unito all’accesso ai social network, porterebbe a problemi di salute mentale come ansia e depressione.