
San Magno monaco (Santuario di San Magno, scultura di B. Viada, 1994)
Nessuna parrocchia nel territorio della diocesi di Cuneo-Fossano è dedicata a San Magno, ma in due terzi dei paesi rurali del cuneese in nome di questo Santo si fanno feste di prima classe, con riti religiosi, sontuose mangiate, giochi popolari ed un tempo anche con piccole fiere locali. Dove prevale una festa.
Facilmente si collega la diffusione del suo culto al ruolo del santuario a lui dedicato a Castelmagno, ma lo sviluppo della chiesetta a lui dedicata è databile dalla fine del Quattrocento, mentre a Dronero era già festeggiato nel 1375 e a Passatore vi era una chiesetta in suo onore nel 1464.
Probabilmente a ravvivare la devozione a San Magno, tra santuario alpestre e campagne di pianura, ebbe un grande ruolo la transumanza favorita dalle estese praterie dell’alta valle Grana, del vallone limitrofo. Tale pratica aveva radici millenarie, e potrebbe essere stata la forma cristianizzata del culto a Marte, protettore di muli e cavalli, attestato presso il santuario.
La reminiscenza del legame della festa con gli animali è continuata nelle benedizioni impartite ad essi ed anche nelle varie loro presenze alle processioni in onore del Santo.
Nel Seicento furono i vescovi di Saluzzo a promuovere la devozione a San Magno, sostenendo il santuario, come modo di inculcare devozioni adatte al mondo rurale. Oggi, in tempo di scristianizzazione e di industrie, le tradizioni legate alla natura resistono bene: vengono meno i momenti di preghiera, ma rifioriscono le sagre del grano, della segale, dell’uva… e le sfilate, non tanto di buoi e cavalli, ma di cani e gatti. Così la festa continua ad ogni stagione.
Su La Guida di giovedì 21 agosto 2025, disponibile in versione cartacea e digitale, i lettori troveranno una pagina di apprpfondimenti dedicati alla figura di San Magno.