La riteneva responsabile della perdita del lavoro e per questo aveva iniziato a perseguitarla con telefonate moleste e lasciando scritte ingiuriose nei suoi confronti presso lo sportello informativo dove lei lavorava.
Vittima delle molestie, per le quali ora è a giudizio K.S. un cittadino straniero seguito da un centro della Caritas del cuneese, è un’operatrice sociale che l’uomo riteneva responsabile del fatto che avesse perso il lavoro. In realtà, da quanto riferito in aula da un’altra operatrice sociale, era stato lui stesso a non voler prorogare il contratto di lavoro, “aveva iniziato a mandare messaggi vocali pieni di insulti nei confronti della mia collega – ha riferito in aula la teste – nonostante lei insieme ad un mediatore avesse convinto l’azienda a rinnovare quel contratto”.
I fatti risalgono all’inizio del 2024 e da subito la donna aveva manifestato il proprio disagio nei confronti dell’attuale imputato ai suoi superiori che avevano cercato di mettere in atto degli accorgimenti per evitare che la donna si trovasse da sola con lui, “avevamo messo di servizio due persone contemporaneamente e attivato anche un sistema di allarme”. Un’altra collega ha riferito dello stato di agitazione della vittima delle molestie, “avevo il compito di affiggere degli avvisi in ufficio e li trovavo sempre strappati, una volta c’erano delle scritte con degli insulti verso la collega.una volta lei mi aveva anche fatto ascoltare alcuni messaggi vocali, in cui lui aveva un tono di voce alto, molto agitato. Ricordo che aveva continuato a passare nell’ufficio anche dopo l’applicazione della misura cautelare”. Il processo proseguirà con gli ultimi testi il prossimo 6 ottobre.
