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Domenica 27 luglio 2025

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Un’esperienza culturale con molteplici espressioni

“Studioerre” nella Cuneo degli anni Settanta con echi da ascoltare per il panorama contemporaneo

La Guida - Un’esperienza culturale con molteplici espressioni

“Oggi via Mondovì è uno dei centri della movida”. Constatazione ovvia ma densa di significati per questa storia dello Studioerre, impostata come un lungo dialogo tra Roberto Baravalle e Silvio Rosso, uno dei fondatori di questo centro culturale. Una frase che segna non solo il passaggio del tempo, ma anche di abitudini e interessi: perché di “via” si parla in questo libro, non ancora di “contrada”, luogo ormai di inconsapevoli e distratte passeggiate. Vero che alcune fotografie, oggetto di una delle esposizioni, parlano già di contrada, ma ne ritraggono angoli nascosti, silenziosi, vissuti da un gatto furtivo.

A due passi dalla sinagoga nel decennio tra il 1971 e il 1981 si sviluppa un’intensa attività artistica e culturale nella sede dello Studioerre. Dieci anni durante i quali convergono su Cuneo nomi di spicco, ancorché non molto conosciuti dal grande pubblico, dell’arte italiana. Il libro ne dà conto seguendo anno per anno le proposte che vennero lanciate, non sempre accolte con partecipazione e manifesto interesse: “Il tutto, constata infatti Baravalle, avvenne quasi nell’indifferenza e nello scetticismo dei più, con la partecipazione appassionata di un gruppo di fedeli”.

Al di là della miriade di informazioni sulle varie attività, con un elenco di nomi di un panorama artistico che va oltre i confini della città, è evidente la possibilità di leggere in questa storia una riflessione utile sulle aperture culturali di ieri e di oggi da parte delle amministrazioni locali.

Cuneo era una provincia “tranquilla, ma pericolosa nella sua inerzia”, si legge, poco attenta all’arte contemporanea, più interessata a quella “delle Pievi e dei Castelli, delle nevi e dei monti”. Qualche tentativo di dar voce a nuove aspirazioni c’era stato nei decenni precedenti, senza però trovare adeguata attenzione.

Per contro qualcosa si stava muovendo. La creazione del 1963 del Liceo Artistico lascia intravedere delle possibilità. Poi il Sessantotto infonde a queste nuove aspirazioni quella forza che viene dall’”impegno” diretto e personale, economicamente disinteressato, culturalmente appassionato: “Militanti senza essere esagitati”. Essere indipendenti con le difficoltà del caso apriva anche spazi operativi del tutto nuovi incanalati verso una ricerca delle espressioni artistiche contemporanee.

L’orizzonte è a tutto campo secondo lo spirito di caleidoscopico interesse caratteristico di quegli anni. Non c’è solo infatti l’arte figurativa. Si svolgono incontri di poesia: il cuneese Roberto Mussapi era interprete di questa prospettiva. C’è spazio per la musica, per il teatro. Spesso tra queste varie forme espressive si stabiliscono reciproche contaminazioni attraverso performances.

Leggere le pagine di questo libro è così anche ripercorrere questa vivacità culturale aperta alla sperimentazione di cui il mutare dei tempi, non senza “speranze disilluse”, determinano la fine all’alba degli anni Ottanta. Rimane la testimonianza dei documenti e delle informazioni riportate circa la possibilità di percorrere strade nuove, di essere “alternativa” feconda.

Studioerre 1971-1981

di Roberto Baravalle 

Editrice Primalpe

euro 25

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