Con la deposizione dell’ultima testimone della difesa per i presunti furti di merce all’interno del supermercato Big Store di Madonna dell’Olmo, sta per arrivare a conclusione il processo in cui sono imputate quattro persone per fatti che dovrebbero essere accaduti fra aprile e giugno 2019. L’accusa contesta 14 episodi di sottrazione di merce ancora vendibile che però veniva selezionata per lo scarto o addirittura intenzionalmente danneggiata per poi essere portata via dal cortile del magazzino. Tra gli articoli di cui si contesta la sottrazione ci sarebbe stato un po’ di tutto: bevande, cassette di frutta e verdura, pasta, piante in vaso. A uno degli imputati era contestato di aver utilizzato la scusa di una donazione a una scuola materna per sottrarre bibite. In calce alla lettera di richiesta e di ringraziamento c’era la firma del direttore della scuola che però l’aveva disconosciuta; era stato l’amministratore della scuola a sottoscrivere la lettera su sollecitazione di uno degli imputati che in aula aveva spiegato di aver portato in amministrazione la lettera di richiesta relativa ad alcuni pacchetti avanzati dalle campagne promozionali. “Era merce in omaggio del valore di poche decine di euro, quella avanzata dalle campagne promozionali e che poi viene buttata, non avendo il codice a barre. Venni sospeso e poi reintegrato, ho anche ricevuto un premio produzione in seguito”. L’ultima testimone della difesa, una delle impiegate nell’ufficio in cui si preparano le bolle e vengono emesse fatture, ha spiegato che non c’era una sola persona preposta alla selezione delle merci che andavano scartate: “Se la merce era ancora utilizzabile, per esempio pasta in un pacco un po’ danneggiato, lo si aggiustava con nastro adesivo e veniva messo da parte per le Onlus; se la merce era invece scaduta o non più vendibile perché il pacco seriamente danneggiato veniva messa in un sacco nero e portata nel cortile dove c’erano i cassonetti”. Chi era di turno quindi scaricava la merce col lettore ottico ma erano poi il capo reparto e il capo magazziniere e questa impiegata dell’ufficio fatture a selezionare la merce destinata alla Onlus e quella da buttare. “Preparavamo la merce per le Onlus che potevano venire a ritirarla due volte a settimana, ma è capitato anche che non venissero perché mancavano volontari”. Una deposizione a conferma di quanto riferito da un altro degli imputati addetto allo scarico delle merci: “Da noi arrivavano le pedane con le merci rotte che non potevano essere vendute, e c’erano anche quelle segnate per la donazione alle Onlus. Da inizio 2019 però il responsabile delle Onlus per la raccolta delle donazioni era andato in pensione e nessuno lo aveva sostituito, i prodotti continuavano ad ammucchiarsi e i capi mi dissero di buttare tutto nei cassonetti”. L’11 settembre è prevista la discussione finale di accusa e difesa.