Si erano riuniti in piazza Galimberti a Cuneo per manifestare a favore dei detenuti, esponendo cartelloni e distribuendo volantini ai passanti, ma la Questura di Cuneo li aveva segnalati in quanto dell’evento non era stata data alcuna comunicazione alle autorità competenti e per questo 14 militanti dei gruppi anarchici del cuneese e provenienti dalla Liguria sono stati rinviati a giudizio davanti al tribunale di Cuneo.
Il gruppo si era ritrovato in piazza il 28 novembre 2020 quando erano in vigore limitazioni negli spostamenti e negli assembramenti a causa della seconda ondata di Covid. Sotto i portici avevano esposto i cartelloni e distribuito volantini per circa un’ora e mezza. Un agente della Digos, che aveva seguito i movimenti dei manifestanti e che ha riferito in aula al processo, aveva detto che con i colleghi aveva identificato solo le persone più attive all’interno del gruppo, le stesse che poi si ritrovarono quello stesso pomeriggio davanti al carcere, dove avevano portato anche un gruppo elettrogeno e un microfono per ascoltare musica e per far sentire meglio ai detenuti i loro discorsi. Al microfono avevano invitato i detenuti a scrivere all’associazione biblioteca popolare Rebeldies e alcuni dei manifestanti si erano avvicinati alla recinzione battendo sulle inferriate con oggetti metallici.
In aula a conclusione dell’istruttoria l’accusa, ritenendo provata la responsabilità dei 14 imputati in qualità di promotori dell’evento di cui non era stata data comunicazione, ne ha chiesto la condanna a due mesi di arresto e 150 euro di ammenda. Per le difese degli imputati però la Polizia non aveva correttamente identificato i partecipanti alla manifestazione poiché solo quattro furono fermati e identificati con i documenti, mentre per tutti gli altri (persone note alla Questura) erano state ritenute sufficienti le immagini delle riprese fatte davanti al carcere del Cerialdo, che però erano immagini riprese da lontano, sfocate, di persone coperte con giacche e cappelli a causa della giornata di pioggia e dalle mascherine previste per il Covid. Tutte le difese hanno inoltre eccepito il fatto che la norma punisce chi promuove manifestazioni senza darne comunicazione al Questore ma non chi partecipa all’evento, e in questo senso l’istruttoria non aveva chiarito in modo inequivocabile chi fosse il promotore della manifestazione e chi avesse soltanto partecipato, magari anche con un ruolo attivo scaricando il materiale esposto sotto i portici o facendo volantinaggio.
Una precisazione che ha trovato d’accordo anche il giudice che ha assolto 13 dei 14 imputati per non aver commesso il fatto, condannando solo G. M., quello che da quanto emerso dal dibattimento era stato riconosciuto come promotore e organizzatore della manifestazione, alla pena di 20 giorni di arresto e 900 euro di ammenda.