Ernesto Morales nasce nel 1974 a Montevideo, in Uruguay, e inizia il suo percorso artistico a Buenos Aires dove ha vissuto fino al 2006 per poi trasferirsi in Europa. Dopo un primo periodo a Parigi, stabilisce il suo studio in Italia, inizialmente a Roma, dal 2011 a Torino e ora in provincia di Cuneo nell’Alta Langa.
La ricerca artistica di Ernesto Morales, che si nutre di studi in ambito letterario, filosofico e scientifico, è incentrata su tematice collegate al concetto di trasformazione e al mutamento della natura, alla sua percezione creata dai cambiamenti della luce, e all’utilizzo nelle sue opere di pigmenti minerali che interferiscono con lo spettro luminoso dell’ambiente e con il movimento visivo dello spettatore, creando un’esperienza dell’opera pittorica dinamica e mutevole. La sua ricerca è intorno alla luce intesa come mezzo per indagare la natura della materia pittorica e come occasione per sondare gli effetti che le variazioni cromatiche producono a livello percettivo e sensoriale nello sguardo di chi osserva i dipinti. Utilizzando pigmenti naturali ottenuti miscelando particelle minerali in grado di riflettere la luce, l’artista ottiene sulla superficie dipinta effetti di luminosità che, superata la soglia della materia di cui è composta, diventano pura vibrazione per percepire la profondità delle modulazioni cromatiche che cambiano al variare della luce naturale all’interno nello spazio con lo scorrere dei minuti. Con opere pittoriche che esaltano la purezza dell’astrazione e l’evanescenza del fenomeno luminoso Morales si inserisce nella riflessione filosofica sul superamento della dicotomia fra scienze della natura e scienze dello spirito, andando a sottolineare la relazione tra materiale e immateriale, tra percezione ed emozione.
“La nuvola – dice lo stesso Morales – diventa fiume, mare, oceano e forse torna a essere nuvola dall’altra parte del mondo. Mi interessa quella nuvola sempre diversa ma sempre uguale, che attraversa il tempo. La nuvola diventa simbolo di tutto ciò che si rigenera, si trasforma, la nuvola ci mostra che tutto è interconnesso”.
“Le nuvole – scrive Nicola Angerame – vanno interpretate come la trascrizione pittorica di una metafisica delle nuvole, volta a costruire con esse tanto un complesso simbolico ricorrente quanto un gesto pittorico iniziatico, diretto alla concentrazione, all’interno di un campo visivo, di una pratica il cui senso inonda il solco della rappresentazione per occupare l’immensa e sconfinata pianura di un paesaggio ulteriore: quello dello spirito, della mente, della psiche e di quella verità di cui tutto fa parte”.
Ma la sua opera è anche spesso legata a un’esperienza sociale e alla terra. I profili delle colline delle Langhe per esempio disegnano la dimensione meditativa da cui nasce l’osservazione del proprio orizzonte attuata dall’artista in questi mesi di ricerca interiore: pendii scoscesi, distese sconfinate di filari di vite, cieli nebulosi, costellazioni, a cui ancorare lo sguardo, circoscrivono nuove zone di esplorazione che generano il linguaggio pittorico da cui nascono le opere.
“Se da un lato il bosco diventa il luogo sacro della divinità, della conoscenza piena, profonda, quasi “mistica” dei misteri della vita e dei suoi cicli, dall’altro potrebbe essere considerato il regno dell’ignoto, una sorta di culla primordiale che non conosce né la civiltà né le sue sofisticate convenzioni. Questi luoghi magici, minacciosi ma seducenti sono indagati da Morales nella serie Foreste. Più che luoghi visitabili o visitati, si tratta dei luoghi della nostra mente, della sua componente più nascosta, ancora in balia delle strutture della civiltà. Riscoprire questa parte più autentica e immaginifica di noi stessi è il primo passo verso ciò che il nostro tempo richiede con maggiore urgenza: un ripensamento del rapporto tra uomo e natura”.
La sua ricerca artistica lo ha condotto negli ultimi venti anni a realizzare mostre in musei e gallerie internazionali tra Europa, America e Sud-Est asiatico. Tra il 2009 e il 2025 ha rappresentato istituzionalmente Italia, Argentina e Uruguay con una serie di importanti esposizioni personali. Ha espsoto dal 2012 in tante mostre. Nel 2019 è stata inaugurata la sua retrospettiva “Mindscapes” a New York presso il Consolato Generale della Repubblica Argentina. Nel 2023 ha realizzato la mostra “Come fosse luce” in dialogo con l’opera di Lucio Fontana presso la Fondazione La Crescentina in Italia. Nel 2025 dopo la sua mostra “The beginning and the light” presso il Rothko Museum in Lettonia, realizza nel Duomo di Prato l’esposizione “Tra le ombre dorate del silenzio”, in dialogo con le opere di artisti rinascimentali come Sandro Botticelli e Filippo Lippi.
Inq uesto mese di luglio presso gli spazi di Artefora, il centro espositivo che ha fatto nascere a Castiglione Tinella, nelle Langhe, ha dato vita alka seconda edizione del festival di arte contemporanea La collina sale sempre realizzato dall’Associazione Artefora in partnership con l’associazione Radici Connesse, già attiva da tempo sul territorio nell’ambito della promozione e della valorizzazione delle produzioni locali d’eccellenza. L’edizione 2025 de La collina sale sempre si aprirà in concomitanza con il solstizio d’estate, e nell’arco di un mese porterà ventidue artisti in sei Comuni aderenti al progetto tra Langhe e Monferrato, ovvero Castiglione Tinella, Castagnole delle Lanze, Barbaresco, Santo Stefano Belbo, Neive e Alba.
Opere di Ernesto Morales sono esposte a Cuneo a Palazzo Samone nella mostra “La spiritualità dello sguardo” a cura di Massim Scaringella che presenta il meglio della figurazione contemporanea italiana e non solo. La mostra fa parte della rassegna “OMG – grandArte 2025-2026 – I confini del sacro”. Con lui opere di Alberto Abate, Angelo Accardi, Roberto Barni, Ubaldo Bartolini, Carlo Bertocci, Kenneth Blom, Chiara Calore, Sergio Ceccotti, Karina Chechik, Silvana Chiozza, Elvio Chiricozzi, Bruno Di Lecce, Gaetano Di Riso, Stefano Di Stasio, Stefania Fabrizi, Pietro Finelli, Paolo Fiorentino, Daniele Galliano, Paola Gandolfi, Franco Giletta, Paolo Giorgi, Pierluigi Isola, Ana Kapor, Du Jianqi, Massimo Livadiotti, Tito Marci, Carlo Maria Mariani, Milot, Rosa Mundi, Hannu Palosuo, Mauro Pallotta, Fabrizio Passarella, Franco Piruca, Salvatore Pulvirenti, Lily Salvo, Alessandro Scarabello, Francesca Tulli, Nicola Verlato, Veljko Vuckovic; le sculure di Alessia Forconi, Massimo Luccioli, Fulvio Merolli e Lidò Rico; la fotografia di Zak van Biljon, Michele Stanzione e Roberto Vignoli. La mostra rimarrà aperta fino al 21 settembre a Palazzo Samone in via Amedeo Rossi 4, il sabato e la domenica dalle 15 alle 18.

Ernesto Morales

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