“Adesso hanno messo i semafori ma all’epoca la situazione era ingestibile, per questo mi ero dotato di un baracchino, la ricetrasmittente per chiamare l’entrata in paese e avvisare chi arrivava dal senso opposto”. Questo l’antefatto illustrato al giudice del tribunale di Cuneo dal 36enne fossanese conducente di camion che il 22 agosto 2022 a causa di una discussione con D. S., camionista che a Demonte veniva in direzione contraria si beccò un pugno in faccia e qualche calcio, il tutto condito da minacce di morte. All’udienza di questa mattina (martedì 15 luglio) l’uomo ha spiegato di aver acquistato la ricetrasmittente, e come lui molti altri autotrasportatori, per contribuire a evitare gli ingorghi quotidiani causati dal passaggio in contemporanea di mezzi pesanti lungo la via centrale del paese. “Quella sera più volte prima di entrare in paese avevo chiamato la mia entrata e nessuno aveva risposto ma quando mi sono trovato in centro paese ho visto a pochi metri da me l’altro camion, lui si è affacciato al finestrino e pretendeva che facessi retromarcia per farlo passare; gli risposi che io mi ero comprato il baracchino per evitare queste cose e che a farsi indietro doveva essere lui. Quando mi ha detto che lo avrebbe comprato se glielo pagavo io, gli ho detto che costava solo cento euro, aggiungendo un aggettivo che non avrei dovuto usare”. Sentendosi dare del “barbone” l’altro scese dal camion e si arrampicò fino al finestrino dell’altro camion dal lato conducente nel tentativo di tirare giù il contendente. “Cercava di slacciarmi la cintura di sicurezza ma non ci riuscì e mi diede un pugno sul naso, poi lanciò una delle scarpe di ricambio che tengo lì a terra, sul display fortunatamente senza danni, però prima di aprire lo sportello aveva dato una pugno sulla portiera lasciando un bollo”. Resosi conto dello stato di agitazione dell’altro, la vittima del pugno decise di scendere con le mani alzate in segno di pace ma l’altro gli diede ancora un pugno e qualche calcio prima di risalire sul proprio mezzo. La scena, ripresa peraltro dalle immagini stradali, aveva attirato l’attenzione della folla che passeggiava in strada e arrivarono i Carabinieri che raccolsero la denuncia della vittima e procedettero alla segnalazione dell’aggressore. “Il naso ci mise un mese a guarire ma quella sera dovevo fare un carico e non mi recai in ospedale; feci aggiustare il bozzo sulla portiera ma non ricordo quanto costò”. Il racconto del processo termina qui perché dopo la sua deposizione, la vittima dell’aggressione ha dichiarato di voler ritirare la querela perdonando l’imputato e lasciarsi alle spalle lo spiacevole incidente.
