Giornata importante oggi (domenica 6 luglio) a Pontebernardo. Nel piccolo borgo dell’alta Valle Stura questa mattina hanno aperto due nuove attività: “Ortiche – Bistrot di montagna” e “La Caparbia – Salumeria Artigianale”.
“Ortiche – Bistrot di montagna” (tel. 331-9955247) è prima di tutto la storia di un legame familiare. Nato dall’idea di Elisa e Irene Gnudi, il bistrot vuole essere un punto di ristoro essenziale e autentico, dove si incontrano cibo, paesaggio e memoria collettiva. Salumi e formaggi artigianali, piatti semplici e stagionali, ingredienti locali trasformati con rispetto: tutto racconta un territorio che ancora oggi sa produrre qualità con lentezza e cura. Ortiche è parte del percorso dell’Ecomuseo della Pastorizia, realtà culturale che da anni lavora per restituire valore alle pratiche della pastorizia e alle economie della montagna.
“La Caparbia – Salumeria Artigianale” (tel. 335-6988129) è il frutto dell’impegno di Chiara Seravesi, che dà continuità a una tradizione familiare lunga oltre 60 anni nel settore della lavorazione carnea, riaprendo il laboratorio artigianale di trasformazione nel cuore della Valle. Al centro della produzione c’è la Pecora Sambucana, razza autoctona e Presidio Slow Food, ma anche altre carni selezionate del territorio. Il nome “La Caparbia” è una scelta che richiama la determinazione necessaria per continuare a investire in montagna, dando valore a ciò che spesso rischia di essere dimenticato.
I due progetti, diversi per forma e funzione, sono legati da un legame familiare e da una visione comune: percorsi complementari che trovano forza nella relazione, nella collaborazione e in un’idea condivisa di radicamento e futuro.
“Ortiche” ha sede in uno spazio di proprietà dell’Unione Montana Valle Stura, che ha scelto di destinarlo a una proposta di ristorazione coerente con la vocazione culturale, agricola e turistica dell’area. Una scelta significativa, che mette al centro non solo il servizio offerto, ma anche la visione di una montagna viva, accogliente e generativa.
“La Caparbia” si integra con il lavoro e l’esperienza della Cooperativa Lou Barmaset, attiva in Valle Stura per la valorizzazione della Pecora Sambucana, la promozione della pastorizia e lo sviluppo di un sistema alimentare locale, etico e tracciabile. Il laboratorio rappresenta un tassello concreto di questo percorso, riportando la trasformazione artigianale in un contesto montano e di borgata.
Nel pomeriggio, alle 17, presso i locali dell’Ecomuseo della Pastorizia sarà inaugurata la mostra fotografica “Fremas” di Luca Giacosa. Le montagne della Valle Stura sono ricoperte da boschi che si susseguono senza interruzione: dai castagneti delle basse quote fino ai lariceti che superano i 1800 metri. Le chiome degli alberi si intrecciano tra loro, fino a formare una massa continua, come un’unica grande entità sorretta da una moltitudine di tronchi. Questi sistemi vegetali complessi, vere e proprie reti fatte di radici e fronde, custodiscono l’identità di ogni albero, pur vivendo in stretta interconnessione. Allo stesso modo, le comunità montane sono composte da individui legati tra loro da relazioni, ruoli e scambi, spesso invisibili ma fondamentali. Alcuni si prendono cura del bosco; altri ne traggono benessere e conforto, come fosse una cura. In questo intreccio di vite e funzioni, le donne hanno storicamente rivestito un ruolo centrale: nei campi, nella cura degli animali, nell’educazione dei bambini, nell’assistenza agli anziani. Hanno garantito coesione, continuità e vita alle comunità alpine. Eppure, la narrazione di questi territori ha spesso privilegiato lo sguardo maschile, relegando la presenza femminile a uno sfondo silenzioso, raramente raccontato. Il lavoro e la presenza delle donne vengono spesso dati per scontati, quando non addirittura stigmatizzati. Eppure, sono loro a mantenere vive le tradizioni agricole, a tramandare la memoria, a creare spazi di incontro e solidarietà. Anche oggi, in un contesto socio-economico profondamente cambiato, molte donne delle montagne continuano a farsi carico del presente: c’è chi avvia attività storicamente maschili, chi resta punto di riferimento nel quotidiano, in silenzio ma con forza.
I 15 ritratti del progetto “Fremas”, realizzati dal fotografo Luca Giacosa per l’Ecomuseo della Pastorizia, offrono uno spaccato variegato delle donne della Valle Stura, diverse per età, esperienze e ambiti di vita: dall’allevatrice alla ristoratrice, dall’adolescente all’antropologa, dall’infermiera alla pensionata. Le fotografie sono realizzate con la tecnica della doppia esposizione, che sovrappone due scatti in un’unica immagine. I volti si fondono con elementi naturali — spesso scelti dalle stesse protagoniste — creando giochi di luci, ombre e trasparenze. Nascono così connessioni visive inattese che raccontano, senza retorica, il legame profondo tra le donne, la natura e la comunità. Come la luce che filtra tra le foglie del bosco, queste immagini rivelano le luci e le ombre delle vite femminili della valle, lasciandole emergere nella loro complessità, con delicatezza e rispetto.