Non un’estorsione ma un semplice prestito per aiutare quella coppia di fidanzati che voleva affittare un capannone per ampliare l’attività di affitto di auto da rally da competizione: “I 30.000 euro me li aveva chiesti lui ma poco dopo i due si lasciarono e io rimasi così, in attesa. Quando andai a chiedere la restituzione del denaro, lui mi diede indietro la sua parte dicendo che il resto lo dovevo chiedere alla ex fidanzata con cui era stato in società”. Con queste parole D. D., rinviato a giudizio con l’accusa di estorsione aggravata, ha offerto la propria versione dei fatti riguardo al rapporto con la giovane verzuolese che dopo circa un anno di pressanti e minacciose richieste di denaro, decise di denunciare l’uomo. La donna aveva riferito in aula di aver ricevuto la visita dell’uomo nel suo negozio di telefonia, poi chiuso, e che quello le parlò del prestito che anche lei doveva restituire: “Gli dissi che la cosa non mi riguardava ma lui si fece minaccioso, disse che non dovevo farlo diventare cattivo, disse che sapeva dove abitavo, sapeva che tipo di auto aveva mio fratello”. All’inizio la richiesta era di 1.000 euro al mese, poi diventati 400 euro due volte al mese, perché la giovane, che stava per chiudere la propria attività, non riusciva a pagare: “Protestava che meno di 400 euro era inaccettabile e si faceva pressante”. Una volta chiusa l’attività, la giovane gli aveva anche consegnato il furgone e varia attrezzatura del negozio, tra cui un laser, un compressore, una rampa di carico e scarico, un computer: “Mi disse che ci avrebbe pensato lui poi a scalare la somma da quanto gli dovevo, ma non mi diceva mai quanto restava da pagare, mi diceva solo che lui teneva i conti”. A dicembre 2024 la donna decise di denunciare l’uomo che venne poi colto in flagranza di reato proprio mentre usciva da casa della giovane con la busta con il denaro. In aula il pubblico ministero aveva chiesto all’imputato come mai, se quella era una semplice restituzione di un prestito, quando venne fermato dai militari mentì sulla provenienza del denaro sostenendo di aver prelevato quei soldi dal bancomat il giorno prima: “Dissi così perché non capivo cosa stava succedendo”, ha risposto l’imputato. In aula hanno poi deposto i familiari della donna, che hanno confermato la preoccupazione che quelle continue richieste di denaro le avevano provocato, e tutti hanno confermato che quel prestito non lo aveva fatto lei ma il suo ex fidanzato il quale invece aveva sostenuto che quel prestito lo avevano fatto la sua ex fidanzata e il padre di lei che volevano ampliare l’officina di auto da rally e che lui aveva restituito la sua parte. Ascoltati tutti i testimoni il processo è stato rinviato al 6 novembre per la discussione.