Agd – Domenica 15 giugno, solennità della Santissima Trinità, si è svolto il pellegrinaggio giubilare regionale dei malati presso il Santuario della Beata Vergine del Trompone a Moncrivello, in provincia di Vercelli, promosso dalla Consulta Regionale di Pastorale della Salute della Conferenza Episcopale Piemontese. Il referente della Consulta per la CEP, monsignor Marco Brunetti, vescovo di Alba, ha introdotto la giornata definendola «un momento storico nelle vicende della Pastorale della Salute in Piemonte e Valle d’Aosta».
L’evento ha visto la collaborazione e l’incontro di molte associazioni che, nei territori locali, si occupano di sofferenti: il Centro Volontari della Sofferenza, l’Unitalsi, l’Oftal, l’Ordine di Malta, l’Associazione Santa Maria e l’Acos. Tra i presenti anche molti medici, infermieri e operatori sanitari, rappresentanti del mondo della cura.
Dopo l’accoglienza da parte di don Giovanni Giuseppe Torre SodC, rettore del Santuario, il vescovo Marco Brunetti, delegato episcopale per la Pastorale della Salute, a nome di tutti i vescovi del Piemonte, ha salutato i presenti, che hanno sfidato il caldo per esserci, e ha iniziato la sua meditazione a partire dal tema della speranza. Ha ripreso la bolla di indizione del Giubileo, “Spes non confundit” di Papa Francesco, per individuare i segni visibili di speranza anche per gli ammalati, a casa o negli ospedali. Sono le persone che li curano e l’affetto che ricevono: operatori sanitari, volontari, famigliari sono segni di speranza per gli ammalati.
«Da come noi trattiamo malati, disabili, sofferenti, diamo un’immagine di civiltà di una società – ha affermato il vescovo –. La civiltà di una società si misura da come noi sappiamo curare e supportare le persone fragili e indifese. Tanto più se è una società con valori cristiani».
Ammalati e anziani nel nostro tempo sono in aumento, grazie anche alla possibilità che ci è data di vivere più a lungo, ma spesso soffrono di solitudine e di abbandono anche a causa della logica efficientistica del nostro tempo, che sente come peso coloro che diventano “improduttivi”. «La speranza è la passione del possibile – ha continuato Brunetti –. Essa è creativa, dinamica, motivante. Figlia della speranza è la pazienza, che oggi spesso non abbiamo. I malati si chiamano pazienti perché attendono la guarigione. La fonte della speranza per un malato può essere la fiducia: in se stessi, nei medici, nelle persone care che stanno attorno al malato. La speranza non è garanzia di guarigione, ma fa vivere al meglio il tempo della malattia». Riecheggia qui la differenza fondamentale tra incurabile e inguaribile: ci sono pazienti inguaribili, ma nessuno è incurabile. Infine, Brunetti ha ricordato che la speranza non è generico ottimismo («andrà tutto bene»), ma va ancorata nella realtà. La speranza cristiana, infatti, passa anche attraverso la croce di Gesù.
Il pranzo è stato servito a cura dei Silenziosi Operai della Croce nel giardino. Presente anche l’arcivescovo di Vercelli, Marco Arnolfo, che ha salutato con affetto i presenti.
Il pellegrinaggio è culminato con la celebrazione dell’Eucaristia, con il rito dell’impetrazione dell’indulgenza plenaria, dal momento che il Santuario è chiesa giubilare. Un evento significativo, che vuole essere una “prima volta” – ha poi concluso il vescovo di Alba –. Un momento da ripetere per mettere insieme forze e idee per chi vive il mondo della cura e dell’attenzione alle persone più fragili.