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Martedì 17 giugno 2025

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Gruppo criminale viveva di furti, dodici indagati nel cuneese (video)

Cinque di loro sono in carcere, erano residenti a Magliano Alpi, Trinità e Sant’Albano Stura. Dieci i colpi in abitazioni sicuramente contestati, ma i sospetti sono forti per altri casi

Cuneo

La Guida - Gruppo criminale viveva di furti, dodici indagati nel cuneese (video)

Un gruppo strutturato, persone e famiglie che vivevano grazie ai proventi dei furti, con un’attività predatoria che era ancora in pieno svolgimento (l’ultimo episodio nell’ordinanza per le misure restrittive è quello del 9 maggio a Gorzegno) e che era organizzata e coordinata, tanto da far scattare anche l’accusa di associazione a delinquere. Nella notte e all’alba di oggi (martedì 17 giugno) la Squadra Mobile della Questura di Cuneo ha sgominato una banda di ladri, tutti di etnia sinti, residenti a Magliano Alpi, Trinità e Sant’Albano Stura, oltre a due ricettatori italiani. Dodici persone in tutto, quattro donne e otto uomini, di cui cinque in carcere (tre a Cuneo, uno ad Asti e uno a Vercelli). Dieci gli episodi contestati nell’ordinanza, “ricostruiti con un lavoro certosino dal personale della Mobile, ma il materiale rinvenuto nelle perquisizioni e le modalità di condotta fanno ipotizzare numeri più grandi” come ha sottolineato il Questore di Cuneo Carmine Rocco Grassi, insieme con il Procuratore della Repubblica di Asti Biagio Mazzeo.
I soggetti coinvolti, tra i 30 e i 65 anni, erano tutti molto scaltri e accorti: dal non usare nomi al telefono (il titolo dato all’operazione, “Mè om”, sta per “mio marito” in dialetto) al partire di casa già camuffati con parrucche e barbe finte, per raggiungere un luogo isolato da cui scattavano i blitz nelle case prese di mira dopo un’attenta valutazione sul potenziale economico e sulle abitudini di vita; dall’evitare anche con manovre azzardate i sistemi di lettura targhe all’uso di targhe posticce ma corrispondenti ad auto uguali per modello e colore. E le vetture erano tutte ad alte prestazioni: tre quelle usate per i colpi (un’Audi A4, una Volvo V60 e una Bmw), tutte intestare a un prestanome a cui però la patente era stata ritirata. Un’organizzazione completa e forte, con persone che non avevano redditi da attività lecite ma un tenore di vita elevato, e coordinata da soggetti di “esperienza e spessore criminale” secondo gli inquirenti (uno degli indagati aveva precedenti, tra cui una volta in cui gli furono trovati oltre quattro chili di oro e preziosi). Tra i beni recuperati nelle case dei soggetti oltre 13.000 euro in contanti, preziosi, orologi, targhe false, parrucche e materiale simile, oltre a un jammer, cioè un disturbatore di frequenze.

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