Aveva provato già una volta a prendere le distanze da quella relazione di quasi tre anni costellata di violenze, coercizioni e minacce, ma lui l’aveva trovata nel nuovo alloggio che lei aveva preso in affitto e la storia era ricominciata come prima, con i tentativi di lui di indurla a lasciare il lavoro da cameriera rubandole le chiavi dell’auto e infastidendo e minacciando i suoi colleghi di lavoro.
Nell’estate del 2020 la giovane riuscì a nascondere dal compagno un po’ di soldi necessari alla fuga e venne ospitata da un’amica. Quando ad agosto andò nell’appartamento dove aveva lasciato quasi tutta la sua roba, oltre ai gatti e un cane, ci fu la violenta lite durante la quale lui avrebbe anche tentato di spingerla da un balcone, “fece una scenata pazzesca, spaccò i vetri delle finestre e altri oggetti, cercò di spingermi dal balcone, mi salvò un suo amico che si trovava in casa quel giorno”, aveva riferito la giovane alla giudice.
Nelle settimane successive la sua auto venne praticamente distrutta, graffiata la carrozzeria, spaccati gli specchietti e i fanalini, il prologo del gesto più pericoloso messo in atto dal giovane M.C. che venne in seguito denunciato per stalking, quando a settembre tagliò i freni dell’auto della giovane, “quando sono uscita dal lavoro i colleghi mi avevano avvisata di averlo visto aggirarsi intorno all’auto, infatti aveva forzato lo sportello e buttato dentro i gatti che ancora erano a casa sua. Quando misi in moto mi accorsi che i freni non funzionavano, il meccanico disse che erano stati tagliati di netto”.
Ancora fino a novembre il giovane la seguì e pedinò fin sotto casa, “conoscevo l’auto di sua madre, la vedevo parcheggiata sotto casa mia anche per ore la sera”. L’imputato aveva anche violato gli account social della ragazza e fingendosi lei aveva scritto ad alcuni amici della ragazza, “una volta avevo usato il suo cellulare per connettermi ai miei social e così anche se cambiavo password lui poteva lo stesso accedere al mio profilo. Dovetti chiuderli tutti, cambiare paese e trovare un nuovo lavoro, avevo paura”.
Di fatti di estrema gravità ha parlato nella sua discussione finale il pubblico ministero Lucietta Gai, riferendosi al tentativo di spingerla giù dal balcone e al taglio dei freni dell’auto, “una condotta che si è prolungata nel tempo, dall’estate fino a novembre di quell’anno; condotte deliberate, volontarie, che hanno obbligato la vittima a modificare profondamente la sua vita trasferendosi altrove e cambiando lavoro e abitudini”, concludendo con la richiesta di condanna a 2 anni di reclusione. Una ricostruzione dei fatti fortemente contestata dall’avvocato Maiorano, che ha ricordato come il giorno della lite nell’appartamento fosse stata la ragazza ad aggredire per prima il suo ex il quale si sarebbe solo difeso. Nessuna prova certa poi per la difesa che a tagliare i freni dell’auto fosse stato lui e per questo ne aveva chiesto l’assoluzione per insussistenza del fatto. Una richiesta non accolta dalla giudice che ha condannato l’imputato ad 1 anno e 6 mesi di reclusione.