Non è affatto banale la finestra del titolo. Per definizione ogni finestra è punto di osservazione sul mondo, una possibilità, molte volte inesplorata, di posare lo sguardo sulla vita di altri.
Naturalmente in questo romanzo nessuna tentazione di pettegolezzo. È invece un esercizio di stile, raffinato e discreto non per questo però meno avvincente. Bisogna saper guardare e soprattutto rielaborare quanto visto per immaginare dietro questi indizi di esistenze, delle storie che possano diventare racconti.
Agnese per professione ha sviluppato questa capacità. Sempre a caccia di trame, che l’aiutino a fuggire dai lacci delle banali sceneggiature da fumetto, si trova davanti alla finestra. Per lei non si tratta di spiare quel che succede nel palazzo di fronte. Non cerca particolari maliziosi, ma anche sa bene che per trasfigurare il reale e farlo degno di una sceneggiatura bisogna lavorarci sopra.
Presto si trova, spalleggiata dall’amica Ada, a costruire una storia per quell’uomo alla scrivania, che scoprirà essere un professore alle prese con un saggio da valutare.
Proprio su questo termine “storia” si incentra tutto il romanzo di Alberto Arnaudo. Basta ripensare rapidamente a quante volte viene richiamato. C’è un concorso di scrittura creativa. Agnese è “cucitrice di storie”. Lei e Giovanni intrecciano una storia che potrebbe essere sentimentale, ma attenzione a non correre troppo. Roberto inventa di sana pianta una storia ambientata nel Cinquecento. Erasmo, il clochard, annota tutto e “chissà, magari un libro prima o poi”. Poi c’è Ada che svela la differenza fra le “trame di plastica” e la vita. Lei stessa ad un certo punto si fa cucitrice della storia da raccontare nella sceneggiatura. Troppi riferimenti al raccontare per passare inosservati.
Ce n’è abbastanza per costruire un intreccio che scombini a ogni passo le carte in tavola. Invece l’autore ha la penna sicura nel tenerlo sui giusti binari. Lo fa dando la parola di volta in volta ai personaggi, soprattutto a Ada che si assume il compito di tirare le fila cammin facendo oltre che alla fine per riordinare il tutto.
Assistiamo così alla genesi di una “storia” che non si sottrae al confronto con la vita. Dalla realtà viene il soggetto con la consapevolezza però che delle storie private non importa niente a chi legge. È qui che è necessaria la creatività dello scrittore, la “scintilla” che incuriosisce il lettore. È un dialogo tra vita vissuta e invenzione, ma l’abilità sta tutta nel saper scovare le insospettabili risorse di qualunque modo di stare al mondo. Un altro modo per ribadire il volto caleidoscopico della vita: “la normalità che si fa ricchezza”.
E magari Agnese può ritrovarsi in mano una morale da assimilare per il futuro: non confondere la narrazione con la vita. Così tornerà ad essere con l’amica “cacciatrice di storie”.
LA FINESTRA
Alberto Arnaudo
Tripla E
16 euro