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Mercoledì 4 giugno 2025

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Sembrava una normale influenza…

Le straordinarie professionalità e umanità di una sanità pubblica che merita un’altra considerazione

Cuneo

La Guida - Sembrava una normale influenza…

Riceviamo e volentieri pubblichiamo

Egr. Direttore, 

sembrava una normale influenza di una primavera che tarda a decollare, tra alti e bassi di freddo e caldo. Un controllo al Pronto soccorso pediatrico per sicurezza e poi dopo essere tornati a casa, in un pomeriggio delle vacanze pasquali una crisi convulsiva che fa paura, tremendamente paura. L’attesa, che sembra infinita, dell’arrivo del 118, che per arrivare a Cuneo a poche centinaia di metri dal Santa Croce, parte da Borgo San Dalmazzo in piena ora di punta, e l’approdo al Pronto Soccorso di corso Monviso. Esami e controlli immediati per evitare altre eventuali crisi. Il ricovero in pediatria e il giorno dopo la diagnosi: encefalite erpetica, una grave infezione del cervello causata dal virus herpes simplex. In una bambina di dieci anni.

Il contatto tra Cuneo e Torino è immediato, tra la pediatria dell’Ospedale Santa Croce e l’Ospedale pediatrico Regina Margherita. Così anche il trasferimento al settimo piano dell’ospedale torinese in isolamento. E dopo 25 giorni il ritorno a casa con un po’ di prescrizioni, un po’ di recupero da fare, ma con il virus sconfitto.

Questa è in breve la nostra vita dell’ultimo mese, con i fratelli ad attendere a casa il ritorno della sorella e di noi genitori, tutti e due insieme senza alternarci tra casa e ospedale.

E dopo un mese di attesa, dove per noi genitori non c’è altro da fare, se non aspettare con pazienza che la cura faccia il suo effetto, che la nostra piccola ci metta del suo per guarire e che gli esami corrispondano alla clinica, cioè a quello che sia noi che i medici e gli infermieri vedevamo, stava succedendo a nostra figlia, sempre più reattiva, sempre più desiderosa di tornare a casa e di mettersi alle spalle un brutto ricordo che la accompagnerà ancora, alcune riflessioni nascono spontanee.

Caro presidente Alberto Cirio, caro assessore alla sanità Federico Riboldi, ci chiediamo oggi più ancora di ieri, come si faccia a mettere in pericolo, a tagliare, a non difendere con le unghie e con i denti, un’eccellenza come gli ospedali piemontesi e come certi ospedali specialistici di quelli che saranno il futuro della nostra società. E come si fa a non favorire la messa in rete di un sistema che vede professionalità, competenze, dedizione, ma anche umanità, gentilezza, serietà. Perché è questo che abbiamo incontrato in questo mese, professionisti, dai medici agli infermieri, dai tecnici agli oss, che non solo sanno svolgere il loro lavoro con professionalità e competenza, e sanno raccontare e descrivere senza false illusioni e aspettative quello che succede di giorno in giorno. Ma lo fanno con un approccio di disponibilità e di pazienza, di delicatezza e con il sorriso, verso i piccoli pazienti e verso i, a volte meno “pazienti”, genitori. 

Una Regione che governa la sanità, un politico che ha la responsabilità delle scelte della spesa pubblica, non può non tenere conto di questo. Non può non sapere o fare finta di non sapere e non verificare che negli ospedali pubblici piemontesi c’è gente che ogni giorno lavora, spesso molto al di fuori del proprio orario, e con una “vocazione” che da una parte lascia sorpresi e che dall’altra fa sperare per l’oggi e per il domani, per il senso che non è solo quello del dovere e della fedeltà al giuramento di Ippocrate, ma quello del bene comune e condiviso, dove ognuno partecipa con le proprie competenze, con quello che sa fare. È una sanità pubblica che deve essere tutelata non tagliata, deve essere valorizzata non sminuita e deve essere rafforzata dove ancora si può fare molto, mettendo in rete, dando strumenti che permettano a Torino di leggere direttamente una risonanza fatta a Cuneo senza bisogno di trascriverla su un cd.

Se l’appello è rivolto alla politica, il grazie è rivolto a tutto il personale che abbiamo incontrato in questo mese, a Cuneo e a Torino, a chi ogni giorno, senza differenza tra lunedì e domenica, tra feriale e festivo, si spende con passione e dedizione alla cura, tanto più dei più piccoli.

Due genitori
e la loro famiglia

(lettera firmata)

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