La loro relazione era terminata da alcuni dopo che lei lo aveva denunciato per maltrattamenti in famiglia, ma lui ancora pretendeva di esercitare il totale controllo sulla vita della ex compagna, arrivando a rubarle il cellulare per pubblicare sulla chat dei partecipanti al corso di Oss che la donna stava completando, dei messaggi diffamatori e minacciosi versi i colleghi di lei, colpevoli a suo dire di essersi intromessi nella loro relazione convincendola a lasciarlo. In realtà, erano state le continue botte ad indurre la vittima a lasciare quell’uomo violento, che non si faceva scrupolo di picchiarla anche in presenza dei figli e dal quale più volte era scappata, cercando rifugio dalla madre e dal patrigno; anche loro due furono selvaggiamente picchiati dall’uomo che si introdusse in casa della figlia mentre lei era assente perché lavorava in pizzeria e loro due badavano ai nipoti: “lei faceva lavoretti saltuari per mantenere i bambini perchè lui non se ne occupava – aveva riferito in aula il patrigno -. Quel sabato sera lei era di turno nel locale e noi badavamo ai bambini; ad un certo punto arrivò lui che alzò la voce contro i figli, io gli dissi di stare calmo ma lui andò fuori di testa e ci ha massacrati di botte”.
Anche la notte del 24 maggio del 2018 l’uomo picchiò violentemente la donna e la violentò dopo essersi introdotto a casa sua spaccando un vetro della finestra. Le rubò anche il cellulare per impedirle di chiamare aiuto e per questi ultimi fatti ora P.A.S., cittadino romeno, è a processo davanti al collegio del Tribunale di Cuneo. Quando i Carabinieri arrivarono la mattina dopo trovarono vestiti sporchi di sangue e ciocche di capelli su asciugamani e nel lavandino, “quando arrivai ho visto i bambini spaventati – aveva ancora riferito il patrigno -, in casa c’era sangue dappertutto, non si poteva entrare. I bambini dissero che avevano visto il papà che picchiava la mamma”.
Dopo quell’episodio l’uomo scappò in Romania; i militari hanno riferito delle indagini sul tracciamento della sua vettura in transito verso Treviso quella sera stessa. Prima che venisse emesso il mandato di cattura europeo, la Polizia francese lo aveva fermato e identificato a bordo di un van diretto verso l’Inghilterra. Un anno dopo, quando pendeva il mandato di cattura europeo, l’uomo venne fermato dalla Polizia tedesca che era intervenuta per una rissa in un bar. Riuscì a fuggire dalla caserma di Mainburg prima di essere arrestato e a proseguire la sua latitanza anche quando dopo qualche mese rientrò in Italia e fu vittima di un incidente stradale; l’auto su cui viaggiava uscì di strada sulla fondovalle Tanaro e lui fu soccorso e trasportato in ambulanza all’ospedale di Mondovì, ma si allontanò prima che arrivassero i Carabinieri.
Il 26 novembre verranno ascoltati gli ultimi tre testi cui seguirà la discussione e la sentenza.