Tutto normale. I tagli sono “riduzioni della spesa improduttiva” ma non riguardano le prestazioini sanitarie. L’assessore alla sanità Federico Riboldi non scende nei dettagli ma risponde all’interrogazione di Gianna Pentenero (Pd) che ha chiesto chiarimenti sugli obiettivi di efficientamento economico-finanziario assegnati alle Aziende sanitarie e ospedaliere piemontesi e sulla loro coerenza con le recenti richieste di ulteriori tagli per evitare il commissariamento del sistema sanitario regionale.
Insomma per l’assessore Riboldi “Gli obiettivi di efficientamento economico-finanziario assegnati alle Asl e Aso piemontesi, con deliberazione di Giunta del 17 febbraio, si sono resi necessari per garantire l’equilibrio dei bilanci delle aziende sanitarie pubbliche, nel rispetto della programmazione sanitaria regionale. Attendo di essere convocato in Commissione, per spiegare le politiche di riduzione della spesa improduttiva, un risparmio che non riguarda la spesa relativa alle prestazioni sanitarie”. Poi ha proseguito parlando degli “interventi di razionalizzazione dei fattori produttivi e degli interventi di sistema: deve essere chiaro che gli interventi previsti non porteranno in alcun modo alla riduzione dell’Assistenza ai cittadini”. I costi della distribuzione dei farmaci, per esempio, “verranno sensibilmente ridotti con una organizzazione mirata di logistica sanitaria; gli sprechi di confezionamento dei farmaci anche, grazie al ricorso globale al ‘deblistering’; le voci locatizie non strettamente indispensabili, con taglio dei relativi canoni in scadenza o risolvibili; attenzione pure alle spese energetiche di ciascuna Azienda sanitaria, per individuare gli sprechi”.
Eppure la situazione sul territorio sembra un’altra. Per evitare la caduta del Piano di rientro, cioè del commissariamento di Torino da parte di Roma, la scure si abbatte sugli ospedali e sulla sanità pubblica. E a pagarla sono soprattutto gli ospedali più che le Asl, le aziende virtuose e con i conti a posto e le aziende di produzione, cioè gli ospedali hub di secondo livello più che gli ospedali spoke e il territorio. Ma anche i bilanci delle Asl hanno tutti segno negativo. Era l’interrogativo della Pentenero: “secondo quanto riportato da diverse fonti giornalistiche, il sistema sanitario piemontese rischierebbe un disavanzo di circa 700 milioni di euro per il 2025, con la conseguente possibilità di un piano di rientro forzato imposto dal Ministero dell’Economia e delle Finanze e dall’Agenzia nazionale per i Servizi sanitari regionali, l’Agenas. Inoltre la Direzione Sanità della Regione Piemonte avrebbe recentemente chiesto alle Aziende sanitarie e ospedaliere di rivedere al ribasso le stime di spesa per il 2025, imponendo un ulteriore taglio di almeno 300 milioni di euro, necessario per evitare il rischio di commissariamento”.
L’azienda ospedaliera Santa Croce e Carle è un esempio chiaro di che cosa sta avvenendo. Il costo del personale dal 2019 al 2024 è aumentato di venti milioni, ma non è aumentato il numero, un ricambio di chi ha lasciato o se ne è andato in pensione. Eppure i costi lievitano per i giusti rinnovi contrattuali che Torino e Roma siglano ma che non pagano. E lo stesso vale per i farmaci che passano da 38 milioni a 51 in cinque anni non perché se ne usano o sprecano di più ma per la loro naturale crescita di costi, il 7% in più all’anno. E a tutto questo di aggiungono i tagli al pronto soccorso: 4 milioni in meno di mancata valorizzazione del flusso sugli accessi al Pronto soccorso non seguiti dai ricoveri.