At 15,1-2.22-29; Sal 66; Ap 21,10-14.22-23; Gv 14,23-29
Nel dramma teatrale Assassinio nella cattedrale, T.S. Eliot fa predicare nella cattedrale di Canterbury, la mattina del Natale 1170, l’arcivescovo Thomas Beckett, cosciente che da lì a poco verrà ucciso per mano di quattro cavalieri inviati dal re Enrico II.
Nell’omelia, con un lucido riferimento al martirio, così dice l’arcivescovo:
«Riflettete come parlò della pace nostro Signore. Egli disse ai suoi discepoli: “Io vi lascio la mia pace, vi do la mia pace”. Intendeva egli dire pace come noi la intendiamo? Il Regno d’Inghilterra in pace con i suoi vicini, i baroni in pace con il re, il capofamiglia che conta i suoi pacifici guadagni, il focolare ben pulito, la sua donna che canta ai suoi bambini? I suoi discepoli non sapevano di queste cose; essi uscirono a fare un lungo viaggio, a soffrire per terra e per mare, a incontrar la tortura, la prigione, la delusione, a soffrire la morte con il martirio. Che cosa voleva dunque egli dire? Ricordiamoci che egli disse anche: “Non come il mondo ve la dà, io ve la do”. Dunque, egli diede la pace ai suoi discepoli, ma non la pace come la dà il mondo».
Vista nello specchio della storia, la pace promessa e data da Gesù non porta con sé la mancanza di scontri bellici nel mondo, così come non è dar far coincidere totalmente con le vie diplomatiche adottate per risolvere i conflitti, strade di cui peraltro si patisce la mancanza e che la comunità ecclesiale è invitata a perseguire e incoraggiare.
Come avrebbe detto don Primo Mazzolari, la pace del discepolo è quella di colui che è «uomo di pace e non già uomo in pace»: la pace evangelica provoca una certa inquietudine perché richiede una testimonianza che non lascia i discepoli in un tiepido recinto, insensibili e sordi a qualunque cosa avvenga nel mondo e anche perché il messaggio del Cristo può produrre sofferenza, delusione, anche il martirio.
Come intendere, allora, questo detto sulla pace?
Dalle parole di Gesù, innanzitutto, si deduce che il mondo è capace di dare una sua pace. Sarà precaria, provvisoria, ma è un dato di fatto, più che mai attuale, che quando mancano armistizi o tregue l’esito è uno solo: la guerra.
Inoltre, il passo evangelico potrebbe essere così riformulato: «Vi lascio la pace, ma siccome voi vivrete fra le tribolazioni del mondo, vi assicuro che, anche così, la mia pace sarà comunque con voi. La mia pace sarà circondata da conflitti, perciò è quella che il mondo non può dare».
Mentre se ne sta andando, ai discepoli smarriti Gesù lascia la sua pace.
Questa pace è il Paràclito: «avvocato», «consolatore», «soccorritore» sono termini che indicano una «presenza affianco», che si manifesta quando ci si trova in una situazione di bisogno dalla quale non si riesce a venir fuori in virtù delle proprie forze.
Dopo l’addio da questo mondo, la difesa, la consolazione e il soccorso non sono più attuati da Gesù in modo fisicamente disponibile: a compierli è lo Spirito. Il Paràclito insegnerà ogni cosa perché «vi ricorderà tutto quello che io vi ho detto». Il ricordare è un modo di rendere presente quanto non c’è più.
La pace è l’azione del Paràclito che si compie tra i discepoli anche quando non c’è pace nel mondo, tra gli stati, nelle società, nelle famiglie, tra i vicini, anche quando l’annuncio evangelico della pace conosce il rifiuto degli uomini e sarà frutto del perdono e riconciliazione, senza i quali non c’è pace.
Lo Spirito difende i discepoli sì in rapporto al rifiuto del mondo, ma li difende anche verso quella pace che non sempre è presente nella comunità ecclesiale. La storia, infatti, è il luogo dove ogni idealità fa i conti con una realtà dove anche lo spirito deve infilarsi tra mille incarnazioni.
La vicenda sulla circoncisione, in cui Paolo e Barnaba avviano un dibattito interno alla Chiesa, resta un riferimento perenne: la comunità ecclesiale è sempre chiamata ad un discernimento continuo nel quale si confrontano sguardi e pensieri umani anche molto differenti. Lo Spirito indubbiamente abita i cuori di tutti e riempie il mondo, ma non agisce senza uomini e donne che lo ascoltano e lo interpretano.
Gesù lascia il suo Spirito, grazia dei carismi e molteplicità dei doni, presenza di pace che sta accanto ai discepoli, sempre, anche quando nel mondo non c’è pace e non c’è concordia nelle comunità ecclesiali.
Immagine: L’assassinio di Thomas Becket, dipinto in una chiesa di Spoleto