Davanti al giudice aveva manifestato la volontà di voler rimettere la querela nei confronti dei tre amici di una vita, che però approfittando del suo momento di difficoltà lo derubarono di alcuni oggetti prelevati dalla sua villa a Cuneo: “Il risarcimento materiale non rimargina il danno all’amicizia e ora vorrei dare una mano e aiutarli a uscire dai loro problemi”. A parlare così era stato l’ex calciatore del Torino Lys Gomis, che aveva denunciato tre persone per una serie di reati commessi a partire dal furto in casa sua contestato a M. A. e avvenuto nel mese di febbraio 2022. Dalla sua villa, cui gli amici avevano libero accesso e dove tante volte avevano trascorso le serate mangiando e anche consumando droga, l’uomo aveva portato via una bicicletta da corsa, un cellulare, una maglia commemorativa del Torino, un tavolo con le sedie, un televisore e un frigorifero. Del furto l’ex portiere del Torino aveva saputo da un conoscente che gli aveva mostrato su un sito Internet, l’annuncio di vendita della sua bicicletta da corsa che era conservata in quella casa dove lui non dormiva quasi mai e che usava principalmente per festeggiare con gli amici. I Carabinieri chiamati a investigare annotarono gli oggetti mancanti che vennero poi ritrovati quasi tutti. La maglietta era a casa di M. A., che aveva nel frattempo venduto il cellulare a un ragazzo dicendogli di averlo ricevuto in regalo da Gomis ma di non averne bisogno. Il tavolo e le sedie li aveva invece offerti alla sua ragazza C. S., rinviata a giudizio con l’accusa di favoreggiamento, che però se ne disfò subito non volendo tenere in casa degli oggetti di cui aveva riconosciuto la provenienza. Alla bicicletta è invece legata la vicenda giudiziaria di F. L. C., accusato di tentata estorsione e ricettazione, per aver acquistato la bicicletta e aver preteso da Lys Gomis la somma di mille euro per ridargliela. Gomis aveva dichiarato di essersi sentito in colpa per aver coinvolto gli amici nel giro di droga in cui era finito in quel periodo, acquistando lui per tutti la droga che veniva poi consumata nella villetta dove avvenne il furto: “Conoscevano la casa, sapevano del difetto della tapparella della cucina, e infatti i ladri sono entrati da lì. Io però sento di averli danneggiati, coinvolgendoli in quel periodo buio in cui ho fatto uso di droga, ero quello che pagava per tutti, ora però ho completato il percorso di disintossicazione e sono impegnato nel centro di riabilitazione”. La lettera di scuse è così arrivata da due degli imputati ma non da F. L. C. che nel corso dell’ultima udienza ha fornito la propria spiegazione dei fatti, sostenendo di essere stato lui a comprare quella bicicletta per poche centinaia di euro quando Gomis stava per darla a M. A. insieme alla maglietta del Torino come saldo di un debito. Così come i mille euro richiesti non erano per la bicicletta ma un regalo di matrimonio: “Mi aveva promesso quella cifra quando andai in Congo per il mio matrimonio; gli scrissi solo per ricordargli la promessa che aveva fatto. In realtà lui aveva un sacco di debiti e molto spesso sono stato io a saldare al suo posto, per questo rimasi sconcertato quando seppi della denuncia”. Per il pubblico ministero Alessandro Borgotallo però Gomis non aveva alcun motivo di mentire calunniando i suoi amici, e tutto quello che era stato denunciato era stato poi verificato dagli inquirenti (che avevano ritrovato gli oggetti a casa degli amici, e che avevano anche acquisito la registrazione di una conversazione in cui C. S. ammetteva di fatto il furto compiuto da M. A. dichiarando di non voler essere coinvolta in quella storia). Una responsabilità che per l’accusa si quantificava in quattro anni e un mese per M. A., tre mesi per C. S. e venti mesi per F. L. C. Di assoluzione hanno invece parlato i difensori dei tre imputati, Emanuela Negro per M. A. e C. S., che ha evidenziato le lacune dell’istruttoria nel dimostrare la responsabilità del suo assistito come autore del furto in quella casa a cui in tanti avevano libero accesso, sottolineando invece che era possibile, visto il continuo uso di droga che la parte offesa faceva in quel periodo, che fra i due amici ci fossero delle questioni economiche aperte, e chiedendo l’assoluzione per mancato raggiungimento della prova. Assoluzione chiesta anche dall’avvocato Alberto Emmolo per F. L. C., il quale ha sottolineato che nonostante Gomis abbia più volte integrato la sua querela, non ha mai prodotto l’audio in cui il uso assistito avrebbe chiesto i mille euro per la bicicletta, mentre è vero che nella lunga storia di amicizia fra i due era stato proprio il suo assistito a spendersi più volte per aiutare l’amico in difficoltà. Il giudice ha però riconosciuto la colpevolezza di tutti e tre gli imputati, comminando la pena più alta a M. A., cinque anni e 1.000 euro di multa per il furto, e F. L. C., due anni e sei mesi per la tentata estorsione e la ricettazione, entrambi senza il riconoscimento delle generiche; 20 giorni di reclusione per C. S. convertiti in 1.500 euro di multa.
