L’introduzione mette sul tavolo grandi temi. Il nichilismo, le verità fragili e consunte dell’oggi, l’essere e il nulla, la vita che sta a guardare senza attendere nulla se non un possibile scoglio dove aggrapparsi e per non farsi travolgere dal divenire irreparabile. Prima pagina impietosa senza scampo.
Poi nelle ultime righe si affacciano dei punti interrogativi. Mai come in questo caso quel segno di punteggiatura è accolto come ancora di salvezza: “Sarà proprio così? Non ci sono spazi di misericordia nei quali tuffare il cuore e trovare quelle ragioni che la ragione non conosce?”.
L’autore, che di professione scrittore non è, si affida alle parole per librarsi “al di sopra delle miserie umane transeunti e banali”. Non però la logica stringente che costruisce idee chiare e distinte, bensì la dimensione del sogno in cui la possibilità, e quindi la vita, ancora regna. Qui sta forse il senso del titolo di questa raccolta di scritti, in maggioranza, non per nulla, poesie. Zucchero e cannella: ingredienti che in qualche modo contrastano eppure si appoggiano l’uno all’altro per l’impasto di un dolce dal sapore nuovo capace di sorprendere. Impasto di vita il cui spirito si nutre di sogni.
Così ecco la prima poesia che parla di “verità provvisorie”, di “notte chiusa” e appena girata la pagina l’angelo bianco regala uno sguardo trasparente. Sono contrasti non difficili da scoprire lungo tutta l’antologia. Non è indecisione, bensì visioni intime che restituiscono alla vita il sapore della curiosità, della meraviglia, sospesa nei “riscatti dei nostri tempi falsi” eppure pronta per un nuovo viaggio, meglio se accompagnato dalla fantasia evocatrice delle parole, quelle vere, quelle usate come ingredienti della vita.
Zucchero e cannella
di Gianmaria Dalmasso
ArabaFenice