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Martedì 13 maggio 2025

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Germi dell’Unione Europea nell’alta Valle Maira

Gli accordi di Saretto e Cibo e territorio: i temi sulla rivista dell’Istituto storico della Resistenza

La Guida - Germi dell’Unione Europea nell’alta Valle Maira

Doppio numero per la rivista dell’Istituto storico della Resistenza e della società contemporanea in cui si raccolgono gli atti di altrettanti convegni. E non è privo di significato che l’occasione riunisca argomenti così diversi quale gli accordi di Saretto e la riflessione su cibo e territorio. È conferma della linea editoriale che allarga gli orizzonti della rivista includendo argomenti non strettamente “storici” e soprattutto temporalmente non connessi di necessità al periodo resistenziale.
Osservazione per altro corroborata anche dall’indirizzo con cui il primo dei convegni affronta l’argomento. La prospettiva europeista sottolineata dagli accordi di Saretto viene da subito focalizzata come elemento che travalica il patto di collaborazione militare tra i gruppi partigiani degli opposti versanti delle Alpi.
Accomunati dall’urgenza di una lotta contro i regimi che avevano condotto allo sfacelo l’Europa, i firmatari di questo documento sanno però andare oltre la contingenza storica. La lotta contro il fascismo è individuata come “necessaria fase preliminare dell’instaurazione delle libertà democratiche e della giustizia sociale in una libera comunità europea”. La dimensione sovranazionale si impone come strumento per una “ricostruzione europea”. Non soltanto la liberazione seppur indispensabile dai regimi dittatoriali, ma anche un’idea nuova della convivenza e delle relazioni fra stati.
Gli interventi al convegno di Barcelonnette sul tema convergono nel sottolineare l’importanza di simile prospettiva. Vero che ormai tre anni prima il gruppo di Ventotene aveva elaborato il celebre Manifesto, ma, si evidenzia, difficilmente i rappresentanti della Resistenza italiana e francese a Saretto erano a conoscenza di quelle riflessioni. Testimonianza non solo dell’originalità degli accordi, ma anche di un’esigenza ormai diffusa che attende di farsi concreta.
Gli effetti di questi accordi sono “davvero modesti”, non vanno però misurati sulle ricadute sugli sviluppi successivi. Sono invece espressione di uno sguardo ampio all’insegna di un dialogo e collaborazione tra nazioni: “la dichiarazione di Saretto è per il futuro”.
Il secondo convegno di cui sono pubblicati gli atti verteva su “Cibo e territorio” scandagliando i rapporti dell’alimentazione con la cultura locale. La dimensione storica offre il quadro passato, ma nel presente si possono leggere le trasformazioni nell’approccio al cibo che, connesso com’è alla stessa persona, necessariamente diventa patrimonio culturale. Riconosciuto come bene primario per l’esistenza umana, costringe a pensare l’argomento in termini di dignità, di diritto alla salute, di identità. È così che le riflessioni di nuovo si intrecciano col tema dell’alcolismo e della malattia mentale, del rapporto cibo e turismo nella nostra provincia, della stessa immagine del territorio cuneese. La prospettiva in questi interventi è storica, ma è al quadro sociale che si guarda con attenzione non senza riservare qualche sorpresa nella dovizia di informazioni.

Gli accordi di Saretto – Cibo e Territorio (Quaderno Il presente e la storia n. 150/6)

Aa.Vv.

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