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Lunedì 12 maggio 2025

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Pedinamenti e minacce, anche il gps nell’auto della ex: condannato

Mesi di molestie per cercare di tornare insieme, la denuncia ai Carabinieri

Borgo San Dalmazzo

La Guida - Pedinamenti e minacce, anche il gps nell’auto della ex: condannato

Per mesi aveva molestato la ex moglie con continue telefonate e messaggi cercando di convincerla a tornare insieme. Poi aveva anche iniziato a pedinarla ovunque andasse, fino al punto di piazzare una microspia sull’auto della donna che appena la scoprì lo denunciò ai Carabinieri. Con l’accusa di stalking è finito a processo G. A., cittadino albanese con alle spalle precedenti per droga, nella zona di Borgo San Dalmazzo. In aula la donna aveva raccontato lo stato d’ansia provocato dall’assillo di quei messaggi in cui l’ex marito le chiedeva con insistenza di tornare insieme altrimenti l’avrebbe uccisa prima di togliersi la vita, dato che non avrebbe mai accettato che la donna potesse rifarsi una vita. Convinto che la ex moglie avesse una relazione con uno dei clienti della sua impresa di pulizie, l’imputato arrivò al punto di minacciare telefonicamente l’uomo intimandogli di interrompere quel rapporto di lavoro per evitare che accadesse qualcosa di male a sua figlia: il gesto gli è valsa anche l’accusa di minacce. I tentativi di blandire la ex moglie con regali e promesse d’amore si alternavano a scatti di ira: “Aveva ancora un doppione delle chiavi della mia auto, trovavo biglietti in cui scriveva che mi amava ma poi mi aveva rubato il libretto dell’auto, bucato le gomme, spaccato gli specchietti. Conservavo un mazzo di chiavi di casa in auto e dovetti cambiare la serratura, io e miei figli eravamo terrorizzati”. A luglio infine la scoperta della microspia sull’auto e la denuncia. A casa di G. A. i Carabinieri trovarono la sim collegata con il gps che era stato attaccato con lo scotch all’interno dell’auto. Per il pubblico ministero Francesco Lucadello, l’istruttoria aveva pienamente provato il reato di stalking ai danni della moglie e quello di minacce e per questo aveva chiesto la condanna a due anni di reclusione: “La donna ha sempre avuto un atteggiamento coerente e preciso nel raccontare fatti che sono stati confermati sia da testimoni sia da riscontri oggettivi – aveva sottolineato il pubblico ministero – senza alcun intento vendicativo dato che ha precisato di non essere mai stata picchiata e ha anche riferito di tentativi di riappacificazione con l’ex marito, il quale da parte sua ha invece dimostrato di pretendere il pieno controllo sulla vita di lei, arrivando a cercare un contatto con i figli solo per avere informazioni sulla loro madre”. La parte civile con l’avvocato Enrico Gaveglio ha da parte sua sottolineato il danno morale e materiale derivato da questa vicenda, in cui allo stato di agitazione e di ansia che l’ha portata a cambiare abitudini e stile di vita, c’è stato anche il danno materiale di aver perso un cliente importante per la sua ditta di pulizie: “Un uomo che non ha mai rispettato l’obbligo del mantenimento nei confronti dei figli ma che la donna non ha scelto di non denunciare perché preferisce non avere più alcun rapporto con lui”. Di un tentativo goffo e maldestro di ritrovare l’amore della ex compagna ha parlato invece il difensore avvocato Corrado Sogno, il quale ha chiesto l’assoluzione per il proprio assistito per mancanza di elemento soggettivo: “Non voleva provocare ansia ma voleva solo tornare insieme e i suoi erano stati tentativi tanto goffi da non poter provocare ansia”. Per quanto riguarda invece l’accusa di minaccia, l’avvocato aveva chiesto l’assoluzione per difetto di querela poiché a sporgere la denuncia era stata la figlia del titolare dell’impresa che si serviva della ditta della vittima per le pulizie e non lui stesso. Una tesi rigettata dalla giudice che ha condannato l’uomo per entrambi i reati contestati a due anni e quattro mesi con la revoca della sospensione condizionale e un risarcimento di 25.000 euro alla vittima costituita in giudizio.

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