
Carla IACONO Re-velation 16 mostra introitus grandarte 2025
Prenderà il via nel fine settimana la rassegna “Omg – grandArte 2025-2026 – I confini del sacro” dell’associazione culturale grandArte che si propone di indagare il tema della spiritualità attraverso l’arte contemporanea. Saranno due anni ricchi di appuntamenti con l’obiettivo di dare voce agli artisti che parteciperanno con le loro meditazioni in forma di immagini elaborate attraverso le più diverse tecniche espressive, dalla pittura alla fotografia e dalla scultura alle installazioni oggettuali.
Il programma, che nel biennio 2025-2026 coinvolgerà numerose località della provincia di Cuneo, si aprirà venerdì 9 maggio, alle 17.30 nel cortile di Palazzo Samone a Cuneo, con l’inaugurazione delle mostre “Introitus. Presagi dell’altrove. Segni scarti simulacri” e “Contrappunto. quattro visioni in dialogo” allestite rispettivamente a Palazzo Santa Croce e Palazzo Samone. Dopo la presentazione degli allestimenti, il pubblico potrà visitare liberamente le due esposizioni.
“Introitus” è una collettiva delle artiste Marina Buratti, Carla Crosio, Silvia Fubini, Carla Iacono, Ornella Rovera, che si presenta al pubblico come un “introito”, ovvero come il primo evento della rassegna. “Marina Buratti evoca misteriose presenze sovrasensibili – si legge nel testo critico di Enrico Perotto -: geni dei luoghi circondati da un’aura di sacralità, protettori del paesaggio e custodi dell’indicibile, azzurre parvenze dell’“Angelo necessario della terra” (Wallace Stevens), gentili e sconosciuti visitatori dai profili evanescenti, intinti in liquidi riflessi celesti o intrisi di riverberi verdeggianti, si muovono leggeri, come labili e seducenti ectoplasmi di bellezza eterea, in spazi rarefatti o in rigogli di natura vegetale, nei quali si assapora l’annuncio di uno stato ideale di purezza edenica. Con Carla Crosio si è posti di fronte a visioni perturbanti della brutalità insita nelle azioni umane. Il suo operare artistico ci interpella e ci induce a non lasciarci ingabbiare dall’apatia dilagante, a ricercare nel cielo uno spiraglio di luce, che ci salvi dall’ombra oscura del male nel mondo con tutti i suoi effetti nefasti. Ecco il forte impatto emotivo di quel duro ammasso di scarti recuperati, che per Carla sono “come una collina sacra”, “una tovaglia sull’altare”, “come la grande logora bandiera di una razza umana migrante”. Intorno, tutto è silenzio. Silvia Fubini ci propone una sua particolare interpretazione del noto episodio biblico della Scala di Giacobbe (Genesi 28, 12). Con un atto installativo minimale, ma di efficace sintesi metaforica, l’artista si serve di tre elementi materiali (una doppia scala lignea colorata di bianco, su cui si contano sette gradini, tre stampe fotografiche su forex, riproducenti alberi “gloriosi” di olivo, e una sfera vitrea opalina), con cui configura un simbolico climax, un’ascesa agli archetipi della perfezione divina e della forza vitale rigenerante della natura. Carla Iacono costruisce set performativi, ponendo l’accento sulla fotografia come “impassibilità”, in cui la figlia Flora agisce come performer che si (tra)veste e si mostra a mezzo busto con il capo variamente velato, emergendo dal buio e assumendo di volta in volta una precisa identità femminile, in rapporto con i valori culturali e simbolici che accomunano Oriente e Occidente. Il nostro sguardo subisce un transfert con l’immagine, richiamandoci all’empatia per la libertà e la spiritualità della donna nella società contemporanea. Ornella Rovera ci presenta un’installazione di quattro elementi strutturali in metallo, associandoli ad altrettanti soggetti fotografati e stampati su ceramica, che sono contenuti all’interno di scatole in acciaio inox. Disposti in sequenza alternata, ci immergono in un’atmosfera diafana, soffusa di misticismo. Il profilo filiforme delle sculture tubolari richiama quello di alcune monache in preghiera viste di schiena. Dal basso verso l’alto, si succedono i banchi della chiesa, metafore di un motivo a scala ascensionale in progressione verso l’assoluto”. “Introitus” sarà visitabile dal 9 maggio al 13 luglio, sabato e domenica dalle 15 alle 18.
Allestita al primo piano di Palazzo Samone, “Contrappunto. Quattro visioni in dialogo” è un rimando esplicito alla musica medievale (punctum contra punctum). “Nel sottotitolo, il quattro è un riferimento diretto agli artisti coinvolti in questa mostra itinerante: Ermanno Barovero, Roberto Bricalli, Elio Garis e Ariel Soulé – si legge nel testo critico di Marco Filippa -. La parola “dialogo” deriva dal greco antico diálogos (dià, “attraverso”, e logos, “discorso”). Il termine “visione” deriva dal latino visio, derivato dal participio passato del verbo videre che significa “vedere”. A parte il riferimento medievale, titolo e sottotitolo rimandano esplicitamente alla contemporaneità e, comunque, i quattro artisti presenti, nel loro fare, esprimono un saper fare, talvolta o spesso, ignorato da molti altri, oggi. Lo spirito migratorio della mostra, giunta alla sua terza tappa (la prima a Morbegno, in provincia di Sondrio, la seconda a Torino) evoca perfettamente lo spirito dell’arte e degli artisti. Due pittori, Ermanno Barovero e Ariel Soulé, e due scultori, Roberto Bricalli e Elio Garis: un quartetto che esplora, lungo linee visive anche discordanti, il territorio sconfinato dell’arte. Un territorio che è storico-geografico e quindi inevitabilmente spirituale, perché ci pone, sempre, in una dimensione di contemplazione, spiazzante, destabilizzante, etc. perché l’arte è ciò che prima non c’era e adesso c’è; è un nuovo ordine che spalanca porte inedite, spesso anche agli artisti stessi. Nelle stanze di Palazzo Samone, tra pittura e scultura, i nostri sguardi potranno scivolare lungo le traiettorie disegnate dagli artisti. Quattro identità, profondamente connotate e, proprio per questo, disposte a interagire nel dialogo con la loro visione, sapendo che questo non potrà che arricchirli”. “Contrappunto” sarà visitabile dal 9 maggio all’8 giugno, sabato e domenica dalle 15 alle 18.
Le mostre, entrambe ad ingresso gratuito, godono del patrocinio del Comune di Cuneo e del sostegno della Fondazione Cr Cuneo.