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Mercoledì 30 aprile 2025

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Il Piano Sanitario Regionale continua a far discutere

Una sintesi del documento presentata ieri (martedì 29 aprile) in Commissione Sanità, minoranze all'attacco

Torino

La Guida - Il Piano Sanitario Regionale continua a far discutere
Il Piano Sanitario Regionale continua a far discutere. Ieri (martedì 29 aprile) la Commissione Sanità della Regione Piemonte ha aperto le audizioni presentando una sintesi del documento che viene annunciato dalla maggioranza in Consiglio come una “vera e innovativa riforma strutturale della sanità piemontese”.
Entusiasmo dai banchi della maggioranza in Consiglio Regionale. “L’ultima riscrittura integrale del piano socio sanitario risale all’assessore Antonio D’Ambrosio negli anni ‘90, quindi abbiamo deciso di assumerci questa responsabilità, perché riteniamo il cambiamento dei tempi e le innovazioni che stiamo apportando così profondi da meritare una “carta d’identità”, un piano d’azione completamente rinnovato – dichiarano Federico Riboldi, assessore regionale alla Sanità e Maurizio Marrone, assessore alle Politiche Sociali -, quindi questo un atto di coraggio da parte del nostro governo regionale e da parte della maggioranza, in quanto apporterà cambiamenti importanti nel rapporto tra sanità e sociale, ospedali e territorio, regolamentazione dei rapporti della sanità territoriale e del welfare all’interno delle Asl e degli Ambiti Sociali Territoriali, rapporti con gli erogatori e i consorzi”.
Immediate le reazioni delle minoranze in Consiglio che da mesi chiedono di essere aggiornati sullo stato dell’arte dell’atteso strumento di programmazione sanitaria. “Gli assessori Riboldi e Marrone sono venuti in Commissione presentando un piano che descrive lo status quo e, con la scusa del coinvolgimento, non pone basi per alcuna soluzione – hanno sottolineato in una nota la capogruppo del Pd, Gianna Pentenero insieme alla consigliera Monica Canalis e a Daniele Valle -. Noi conosciamo benissimo quali sono i problemi che i piemontesi e le piemontesi vivono in campo sanitario e sociale. Conosciamo le carenze nella cura degli acuti, i tempi delle attese per gli esami, la scarsità di rete domiciliare. Assessori vi aiuteremo volentieri a trovare una via d’uscita, perché per il momento, ci sembra siate in un vicolo cieco”.
“Oggi abbiamo avuto la conferma che ci aspettavamo: il Piano Socio Sanitario regionale non c’è – hanno commentato la capogruppo Sarah Disabato, Alberto Unia e Pasquale Coluccio del Movimento 5 Stelle -. A distanza di sei anni dall’insediamento della Giunta Cirio, non c’è ancora traccia concreta del nuovo Piano SocioSanitario regionale. Dopo i trionfalismi sulla stampa e gli spot elettorali di Fratelli d’Italia, in IV Commissione abbiamo assistito all’ennesima presa in giro: una semplice lettura di slide da parte degli assessori Riboldi e Marrone, senza alcuna documentazione ufficiale depositata, né una bozza completa del Piano, né un cronoprogramma serio. Un piano così importante, che dovrebbe definire gli obiettivi di salute e organizzare i servizi sanitari in base ai bisogni reali della popolazione, continua a rimanere nel limbo delle promesse non mantenute. I cittadini e le cittadine del Piemonte hanno il diritto di sapere che dietro le foto sorridenti degli assessori si cela una sanità in affanno, priva di programmazione e governata alla giornata. Mentre la Giunta Cirio si affida ancora alla politica degli annunci, restano irrisolti i problemi veri: liste d’attesa interminabili, personale sanitario allo stremo, gettonisti ovunque e ritardi gravi nella realizzazione delle strutture finanziate dal Pnrr – Case di Comunità, Ospedali di Comunità e Centrali Operative Territoriali”.
“Dopo mesi di attesa, ennesima surreale commissione sanità in cui gli assessori Riboldi e Marrone si sono limitati a leggere documenti compilativi, con il piano sociale e il piano sanitario totalmente separati, in cui si descrive lo stato dell’esistente ma latitano le proposte – ha commentato Alice Ravinale (Avs) -,  l’unica direzione chiara è quella dell’efficienza economica e della performance aziendale, ma non si capisce invece quali servizi la Regione intenda offrire per rispondere a quali bisogni. Incredibilmente, la Giunta peraltro continua a non fornire alla Commissione il documento redatto dalla Bocconi posto alla base della bozza del piano. Per sapere quanto è costato, peraltro, abbiamo dovuto fare accesso agli atti: se intendiamo bene la fumosa risposta, che l’assessorato ha lasciato dare al CSI, stiamo parlando di circa 250.000 euro. Una discussione sui massimi sistemi, senza nessuna risposta concreta nè su assunzioni nè sugli spazi nè sulle prospettive di integrazione territoriale, anche quella quella con il Commissario di Città della Salute Schael, che – a differenza di quanto ha lasciato intendere a mezzo stampa in questi primi mesi – ha chiarito di essere un mero esecutore delle linee di indirizzo regionali, anche quando non le condivide, come sullo scorporo del Regina Margherita per farne un IRCCS. Siamo però in un circolo vizioso: se le linee di indirizzo sono quelle del piano socio-sanitario, usciamo dalla commissione con l’unica certezza che i problemi della sanità piemontese, e quindi dei cittadini, non verranno risolti”.

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