Rudi Punzo (1954-2021), napoletano di origine e trentino di nascita, di Rovereto, venne adottato dalla città di Torino con tanti amici nel cuneese. L’arte di Rodolfo “Rudi” Punzo confronta discipline diverse come la scultura, l’arte sonora e la performance attraverso un’attenzione particolare al riciclaggio di materiali e forme e l’utilizzo di fonti di energia rinnovabile. Nel suo studio, all’ombra della Mole Antonelliana, lavorò per molti anni al concepimento e all’elaborazione della propria arte. Il suo lavoro sfida la visione della scultura come arte a tre dimensioni trasformando il rumore inerente allo slancio cinetico in suono compiuto. L’ossessione per il suono della materia diventa così la causa scatenante di concerti, pièces teatrali o brevi performances il cui filo conduttore è uno sguardo ironico che coniuga semplicità e tecnologia, improvvisazione e pianificazione.
Le sue opere, i “Cicli sonori”, sono nate dal recupero di oggetti scartati e dalle forme desuete, come vecchi cerchioni ed ingranaggi di bicicletta, anacronistici sci di legno e rottami di sedie e poltrone. Una volta recuperati questi scarti venivano intrecciati ed assemblati in nuove e diverse entità dalla forma originale e, soprattutto, dotate di una voce propria.
Il semplice cigolio di una catena, di un meccanismo o la percussione ritmica di un elemento mal montato, ha portato all’intuizione di trasformare assemblaggi di materiale di recupero azionabili dallo spettatore in complesse sculture sonore in grado di divenire veri e propri strumenti musicali nelle mani dell’artista.
Ha partecipato a numerosi festival di musica sperimentale in giro per il mondo, tra i quali l’Electro-Mechanica in Russia, il FAD in Brasile, il roBot Festival a Bologna e il LPM a Roma. Ha inoltre suonato al Goethe Institut di Boston ed alla Nanhai Gallery di Taipei (Taiwan).
La sperimentazione musicale e le ricerche sul movimento delle opere hanno inaugurato nell’arte di Rudi la corrente dei robot fotovoltaici che ha consentito la nascita di fedeli ed inarrestabili partner musicali per numerosi concerti, pièces teatrali e perfomances. Si tratta di creature sintetiche che catturano la luce e la trasformano in movimento, suoni, giochi di riflessi luminosi e allegria. Le Cicale e le Libellule friniscono fino a quando sono esposte alla luce, esattamente come le loro omologhe naturali.
Della ricca produzione artistica di Rudi Punzo non bisogna dimenticare di citare i quadri sonori e gli interventi di Land Art realizzati durante residenze d’arte in Germania ed altri paesi europei, in Cina, a Taiwan e in Corea del Sud. Queste estese installazioni si caratterizzano per essere colonie di insetti fotovoltaici che rispondono all’intensità della luce solare come centraline del controllo del clima.
Sue opere sono presenti in istituzioni museali e collezioni private di Europa, Stati Uniti ed Estremo Oriente, dove ha anche eseguito concerti di musica sperimentale, così come in Brasile, Russia e Taiwan.
A Rittana, lungo il sentiero Il cammino della Stella (La draio de l’estelo) c’è un’opera di Rudi Punzo dal titolo Boschetto di cicale. L’artista, che aveva scelto Rittana per donare una delle sue opere, purtroppo malato da tempo, si è spento prima di poyterla allestire e così a terminare l’opera sono stati moglie e figlio. https://www.youtube.com/watch?v=A3eXzAEHmvA&t=6s
Ha poi espsoo a Cuneo per grandArte nella mostra Caleidoscopio a Palazzo Samone.
“La gamma dei rumori – scrive Sara Cucchiarini – è illimitata e non circoscritta all’interno di una grammatica musicale come lo sono le note temperate. Rapportarsi al rumore è dunque un viaggio artistico senza limiti e Rudi Punzo intraprende questo percorso ripetendosi continuamente questa domanda: può un rumore, specificamente il rumore inerente al movimento di una scultura cinetica, essere letto come suono compiuto?L’infinito e l’aleatorio sono caratteristiche insite nel rumore e sono anche elementi fondamentali nell’estetica di Rudi Punzo. Dal mio punto di vista, chiunque decida di operare in questi ambiti, attua una scelta estetica ben precisa: decide di ribadire il fatto che è la natura stessa ad essere arte. Per questo motivo non credo sia solo una sfida personale dell’artista rivolta ad un risultato estetico personale, quanto un gesto artistico di grande valore umano. Interiorizzare il fatto che, attraverso la natura, possiamo in ogni momento ricevere un appagamento estetico è un atteggiamento rassicurante e nelle stesso tempo di forte stimolo espressivo”.