David Maria Turoldo è stata una delle voci più significative e profetiche del dopoguerra. Per fortuna le sue opere, le sue poesie, i suoi discorsi continuano ad essere pubblcati. Tra questi “Il dramma è Dio. Il divino, la fede, la poesia” un testo bellissimo e profondo scritto, e in parte dettato agli amici, dal frate dei Servi di Maria, pochi mesi prima della sua morte avvenuta nel febbraio del 1992. Il libro uscì postumo.
Un sunto in prosa e poesia su quello che fu il cardine della sua esistenza: l’incontro con Dio simile alla lotta che Giacobbe affrontò con l’Angelo. Un incontro difficile perché padre David voleva il Regno di dio sulla terra qui e ora, per un senso di giustizia che lo accompagnò in tutta la sua vita, esponendolo sepesso anche all’emarginazione e all’incomprensione. Come scrisse il suo amico Carlo Bo: “Padre David ha avuto da Dio due doni: la fede e la poesia. Dandogli la fede, gli ha imposto di cantarla tutti i giorni”.
Ed è proprio così anche in questo testo. Turoldo nasce nel 1916 a Coderno, in Friuli da famiglia poverissima, nel 1940 viene ordinato sacerdote entrando nell’Ordine religioso dei “Servi di Santa Maria”. Dopo la morte di Giovanni XXIII si trasferisce presso il Convento dei Servi di Maria in Sotto il Monte, paese del quale di venne cittadino onorario, istituendovi un Centro Studi, presso il quale attualmente alcuni confratelli studiosi stanno organizzando la sua vasta produzione letteraria e saggistica. Socialmente e politicamente impegnato, aderì alla resistenza con il grappo de “L’uomo”, per una “scelta dell’umano contro il disumano”. Ma questo suo impegno durò per tutta la vita, convinto che la “Resistenza sia sempre attuale” e interpretando il comando evangelico “essere nel mondo senza essere del mondo” come un “essere nel sistema senza essere del si stema”. Il suo impegno politi co e sociale fu anche caratterizzato da una profonda umanità che lo portava non certo ad odiare ma a cercare un confronto di idee deciso e talvolta duro, ma sempre dialettico. Ma anche la politica e l’impegno sociale non furono che ambiti, luoghi nel quale il poeta entrò senza mai soggiornarvi, cosciente del fatto che la sua vita era al servizio della Parola e del Silenzio, in senso cristiano ma anche artistico, da poeta investito di una vocazione artistica. Passione per l’uomo e passione per Dio, forse queste sono le note caratteristi che, anche della sua poesia. Turoldo è il poeta cristiano che più d’ogni altro nel nostro secolo esprime la passione per il contrasto, lo stare fermamente dentro la Chiesa ma nello stesso tempo starvi criticamente, senza mollare mai d’un millimetro a minacce e lusinghe, opponendo fermamente ad ogni luogo comune e ad ogni perbenismo bigotto, una dialettica controllata da una coscienza aliena da compromessi, ostile a qualsiasi tentativo di distrarlo dalla coerenza con i suoi principi morali e religiosi, dall’imperativo della sua coscienza. Turoldo è rivoluzionario perché si abbandona a una fede cieca senza mai oscillare, facendone l’arma della sua cultura. È, con Balducci, Milani, Dossetti, Mazzolari, uno degli esponenti più rappresentativi di un rinnovamento del cristianesimo e assieme di un nuovo umanesimo sociale che esprime un’autentica novità socio-religiosa.
Il dramma è Dio. Il divino, la fede, la poesia
David Maria Turoldo
I libri di Turoldo oggi sono editi da Servitium