Con questo nuovo lavoro, Domenico Cravero dopo la tentazione del clericalismo affronta un altro aspetto della vita dei ministri consacrati, ma sempre con una prospettiva che chiama in causa l’intera comunità ecclesiale. Sono argomenti complessi, esposti a semplicistiche quanto riduttive analisi aperte a letture manifestamente polemiche.
Con un titolo così provocatorio infatti ci si aspetterebbe la disamina delle questioni intorno alle debolezze umane del clero. Sarebbe però una linea affrettata, sospetta di sommario giustizialismo. L’autore invece allarga l’orizzonte alla Chiesa come popolo di Dio di cui i ministri consacrati sono parte come i laici, seppur con proprie specificità. È questa dimensione umana comune a laici e sacerdoti a farsi sfondo entro cui organizza le riflessioni.
Si spiega così l’impostazione dei capitoli che sempre guardano alle debolezze dell’essere umano, ai rischi che ne derivano avendo come orizzonte esistenziale una società e un mondo in cui le relazioni si sono fatte fragili, spesso malate di individualismo. Uno sguardo che passa attraverso l’analisi psicologica di queste fragilità anche nell’ottica della vita di fede che non a caso spesso viene espressa figurativamente come “salita” a Dio e a Cristo.
È nella relazionalità, oggi compromessa, che va ricercata l’origine, ma anche il rimedio alle debolezze in cui incappano gli uomini, consacrati o laici: “ogni persona esiste per sé, ma trova la sua sussistenza solo nella relazione”. Con insistenza l’autore rilegge la condizione umana in relazione alla società e alle cose del mondo. Lì coglie il terreno fertile per le fragilità che possono minare anche la pratica pastorale del sacerdote. Basta leggere le numerose pagine dedicate alla rilettura dei “vizi mondani” per accorgersi di questo rimando continuo.
Eppure è da rilevare come sempre al quadro problematico faccia da contraltare la sottolineatura delle potenzialità insite in quel contesto: “è sempre doveroso intervenire per bloccare, denunciare, rimediare. È sempre possibile anche curare, soprattutto oggi dove le neuroscienze offrono nuove interpretazioni e incoraggiano innovativi interventi terapeutici”. Non è infatti lettura superficiale quella proposta, ma anzi fa riferimento a precise direttrici psicologiche fondando anzitutto un’analisi su cui formulare un percorso di rigenerazione interiore.
Ed è su questo piano che l’autore non esita a chiamare in causa la comunità dei fedeli ricordando che i ministri sono “per la” Chiesa, ma anche “con la” Chiesa. Nello schema intorno a cui si organizzano i capitoli, arriva a parlare di “complicità” della comunità negli atteggiamenti problematici dei sacerdoti. Non sono accuse, tanto meno uno sminuire le responsabilità personali. Si interpella invece la comunità talvolta fragile, ferita da “un’anestesia sociale che ottunde e allontana”, perciò disposta ad adeguarsi al clericalismo, all’individualismo, ad un attivismo che non cura la formazione.
Sclero
di Domenico Cravero
Sanpino
euro 17