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Sabato 12 aprile 2025

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Botte e controllo totale della vita della moglie, a processo

Per l'uomo le accuse di maltrattamenti e una serie di episodi, con pressioni per non deporre in tribunale

Verzuolo

La Guida - Botte e controllo totale della vita della moglie, a processo

Con gli ultimi testimoni della difesa e le dichiarazioni spontanee dell’imputato sta per arrivare a conclusione il processo per maltrattamenti a carico di S. P., cittadino albanese, in Italia dal 2020 insieme alla moglie, sposata in Albania con un matrimonio che la donna ha dichiarato essere stato combinato dalle rispettive famiglie. Una convivenza di due anni molto difficile, nella zona di Verzuolo, basata sul totale controllo del marito su tutto quello che faceva la moglie, anche con chi parlava al telefono e con chi lavorava. Un controllo che si estendeva anche al lato economico, poiché la donna doveva consegnare tutti i soldi guadagnati con il suo lavoro in un’impresa di pulizie al marito che le consegnava poi il necessario per la spesa e la pulizia della casa che ricadeva tutta sulle sue spalle. Un controllo che si estendeva anche a ciò che diceva e faceva, con le botte che si scatenano se solo provava a contraddirlo o se per qualche motivo lui era nervoso. La donna, con pochissime amicizie in Italia, ha sopportato fino all’ultimo episodio avvenuto a luglio 2022, l’ultima sfuriata dell’uomo che durante la cena a casa in presenza della nipote voleva a tutti i costi controllare il telefono della moglie, che poi scagliò a terra. A questo seguirono le botte, e un tentativo di strangolamento i cui segni la donna mostrò in videochiamata all’amica e collega di lavoro che poi chiamò i Carabinieri. Ai giudici l’amica aveva anche riferito di altre occasioni in cui aveva visto la vittima con dei segni sul corpo e dolorante a una mano: “L’ho scoperta più volte a piangere di nascosto mentre eravamo al lavoro, diceva solo che era stato il marito, era spaventata all’idea di denunciarlo”. In aula aveva deposto anche la nipote, figlia della sorella dell’imputato, presente la sera che precedette la denuncia dell’uomo. La giovane, che all’epoca aveva 12 anni, ha riferito ai giudici di aver assistito alla lite per via del cellulare ma che subito dopo aver lanciato il telefono della donna, lo zio era uscito senza averle messo le mani addosso, e ha aggiunto che la zia si sarebbe procurata i segni sul collo da sola, sostenendo di aver assistito a questa scena dopo averla seguita in bagno. Anche i capelli se li sarebbe strappati da sola la donna nel corso della lite: “Aveva perso il controllo, si metteva le mani in testa, si strappava i capelli”. Dichiarazioni confermate dall’imputato il quale ha negato di aver mai messo le mani addosso alla moglie, ma a differenza degli altri testimoni della difesa che avevano dichiarato che il loro matrimonio non era stato combinato ma frutto di una relazione sentimentale, l’uomo ha ammesso che la donna non voleva sposarsi ma che la famiglia aveva sempre fatto pressione su di lei perché si sposasse. Pressioni che vennero fatte anche dopo la denuncia affinché la vittima ritirasse la querela contro l’imputato, pressioni subite anche dall’amica e collega di lavoro che aveva riferito ai giudici di aver ricevuto delle telefonate dal fratello dell’imputato affinché non andasse a deporre in tribunale perché quella storia non erano affari suoi e lei non c’entrava niente. L’udienza è stata rinviata per la discussione di accusa e difesa.

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