Nella loro chat di whatsapp lei era Carmi e lui Amore e parlavano continuamente di Alessandro Ghinamo (nella foto), di quanti soldi aveva versato quel mese e di come potevano spaventarlo per indurlo a versare ancora; nel periodo che va dall’inizio 2019 a ottobre dello stesso anno quando il 39enne si tolse la vita, i due riuscirono a farsi dare circa 4.000 euro in continui versamenti dai 200 ai 500 euro mensili. I due sono C. R., all’epoca dei fatti 22enne residente a Roccarainola (Napoli), e il suo compagno 26enne M. M., e sono ora a processo per estorsione aggravata e morte come conseguenza di altro reato. Quando gli agenti della Polizia di Cuneo trovarono il corpo dell’uomo sotto il viadotto Soleri, in seguito all’allarme lanciato dalla famiglia che non lo aveva più visto dopo che lo stesso aveva trascorso la serata in un locale di Morozzo, accanto a lui c’era il borsello con il portafogli e il cellulare, e proprio dall’analisi del contenuto del suo telefono gli inquirenti ricostruirono il dramma che l’uomo, invalido civile all’85% con un deficit cognitivo, aveva vissuto nel corso di quell’anno. Sulla chat di messanger venne trovata la cronologia di un lungo scambio con una tale Francesca Di Marzio che sosteneva di appartenere all’Arma dei Carabinieri e che gli intimava di eseguire versamenti, pena l’arresto; gli era stato fatto credere che quei soldi servivano a un’altra donna di nome Angela che si era sottoposta a una serie di accertamenti sulla fertilità, un profilo chiaramente falso con il quale però l’uomo doveva aver instaurato un contatto pensando forse a una possibile relazione futura. Nell’arco di quei dieci mesi Ghinamo eseguì 26 ricariche Postepay sulla carta intestata all’imputata per un importo superiore ai 4.000 euro. Una continua dazione che aveva messo in seria crisi il Ghimamo il quale a un certo punto iniziò a rifiutarsi di versare il denaro anche perché la madre aveva iniziato a chiedere spiegazione dei continui prelievi dal conto su cui anche lei aveva la firma. In quel momento i toni dei messaggi della fantomatica Francesca Di Marzio si fanno minacciosi, con lo spauracchio di una “carta d’arresto” e la minaccia di rivelare alla madre. “Allora, ascolta: se oggi non metti i soldi noi mettiamo l’avvocato per l’arresto. Sei tu che hai fatto lo schifoso con Angela. Diciamo tutto a tua madre e non sarebbe la cosa più brutta, ci siamo capiti?”, si legge in una chat del 15 ottobre, proprio pochi giorni prima che l’uomo si togliesse la vita. In aula hanno deposto il consulente informatico incaricato dalla Procura di estrarre dalla memoria del cellulare della vittima e dei due imputati tutte le conversazioni di messanger e di whatsapp che riguardavano l’inchiesta. Dalle conversazioni tra l’imputata e il compagno, Carmi e Amore, è emersa secondo l’accusa sostenuta dal pubblico ministero Attilio Offman la piena complicità dei due nell’estorsione, che continuamente si scambiavano messaggi sulla cifra richiesta e versata dalla vittima: “Amore, ma Ghinamo niente più?”, “ma Ghinamo ha mandato i soldi”, “Amore, vedi se Ghinamo ha messo i soldi”, chiedeva lei al compagno che poi regolarmente dopo aver controllato sulla carta le rispondeva citando l’importo versato dalla vittima. A marzo la donna chiedeva al compagno di crearle un altro profilo falso per continuare a estorcere soldi all’uomo: “Amore mi serve un altro contatto falso perché Ghinamo mi manda soldi fino a marzo, devo farlo innamorare di qualcun altro”. E scriveva ancora ad aprile, “se non me li manda più siamo rovinati, questo mese abbiamo un sacco di spese”. A maggio però erano riusciti a fargli versare altri 200 euro e Amore le scriveva “brava, sei grande”. Il processo proseguirà il 2 dicembre.
