Un nuovo volume si aggiunge alla collana curata da Giorgio Olivero “La memoria della città”. Questa volta le fotografie di Pierluigi Manzone vanno a “ritrovare” non angoli caratteristici di Cuneo, bensì gli spazi urbani posti sui “limiti” dell’agglomerato urbano.
È uno spazio “privo di storia, funzionale, pragmatico” a cui raramente viene prestata attenzione. Un “nonluogo” fragile, esposto com’è all’espandersi della città, per certi versi “ambivalente” vivendo di un dentro e di un fuori.
L’autore sviluppa un percorso in quella regione mutevole che si pone fra la città e la sua periferia con strade che, a seconda del momento, paiono in fuga dal centro o capaci di riversarvisi. Siamo sulla linea di confine, spesso ferita da linee prospettiche all’infinito, dove sussistono gli ultimi segni della città e a pochi metri cominciano prati e luoghi abbandonati. Anzi talvolta sono caratteristiche che convivono, come documenta la fotografia del cartellone con la pianta di Cuneo assediato da erbe, oppure che vivono di un soffio di assurdità come le “zebrate” che conducono e si perdono in prati incolti.
Con gli occhi del fotografo, Manzone dice che è uno spazio vittima di “assuefazione visiva”. Attraversato tante volte, sempre per andare oltre, sempre col pensiero della meta che preclude lo sguardo attento su quanto scorre accanto. Temporalmente è spazio di un presente fuggevole, sospeso tra ciò che si è appena lasciato, casa, quartiere, e il futuro, magari immediato, cui si tende.
È lo spazio che non custodisce valori estetici o storici, ma proprio nel suo dinamismo verso il prossimo inglobamento nel tessuto urbano si può confrontare con la memoria. È a tale livello che si pongono queste fotografie: non tanto come documento, quanto come riflessione sul presente sempre incalzato, assediato dallo sviluppo. La raccolta delle fotografie di Pierluigi Manzone, secondo lo spirito del progetto in cui si inserisce, si tiene lontana da ricercatezze estetiche come anche dalla registrazione di luoghi caratteristici. È piuttosto segnata dalla riscoperta del quotidiano, esperienza visiva del presente che, a detta del’autore, motiva anche la scelta del colore: “quando viviamo, vediamo a colori”.
È una fotografia che chiama in causa chi vive questi luoghi. Lontana dalle suggestioni turistiche, la ripresa fotografica di Manzone coglie i nuovi “simboli” che scandiscono la vita del cittadino il quale, afferma l’autore, si concentra sulla segnaletica, sul parcheggio, sul passaggio ciclo-pedonale, persino sui bidoni dell’immondizia. Così diventa una filosofia del moderno essere al mondo: “si vivono molto più facilmente i nonluoghi dei luoghi”.
Cuneo ai limiti
Fotografie di Pierluigi Manzone
euro 29