Volevano ampliare l’attività, che già comprendeva un’officina di riparazioni di moto e un motoclub, acquistando un terreno di 20.000 mq per la realizzazione di un circuito per fuoristrada ed erano alla ricerca di un consulente che li aiutasse nelle pratiche burocratiche per accedere ai bandi di finanziamento sia italiani sia europei. Moglie e marito, della zona di Barge (nella foto, il municipio del paese), si imbatterono così in F. T., 37enne di Piacenza che si presentò come titolare di una società specializzata in bandi e finanziamenti e che li indusse a sborsare 15.000 euro, tra raggiri e contabilità false tra il 2021 e il 2022; per questo motivo è finito a giudizio con l’accusa di truffa.
“Avevamo anche fatto una visura camerale per verificare che la sua società fosse in regola – aveva riferito in aula la donna -, lo incontrammo personalmente tre volte e lo presentammo anche ai proprietari dei terreni di Cavour dove volevamo realizzare il parco motoristico. Eravamo disposti anche a importanti investimenti perché credevamo nel progetto”.
Vista l’urgenza di accedere ai fondi messi a disposizione dei bandi, il finto consulente chiese ripetuti bonifici istantanei alla coppia che nel corso di quell’anno sborsò 15.000 euro, fino a quando l’uomo inviò loro la ricevuta di un bonifico di 203.000 euro di finanziamento per uno dei tanti bandi a cui avevano partecipato. “Era però una contabile falsa, c’erano anche errori grammaticali e allora capimmo che eravamo stati truffati e denunciammo”, ha concluso la donna sottolineando che i guai per lei e il marito non finirono lì, dato che ricevettero anche richieste danni dai proprietari dei terreni con cui si erano impegnati all’acquisto: “Ancora nel 2023 abbiamo dovuto pagare l’affitto di terreni che non abbiamo potuto usare perché per realizzare il parco occorrevano lavori di messa in sicurezza e soprattutto permessi che non potevamo pagare”. La coppia aveva anche sborsato 6.000 euro per allestire uno stand a un’importante fiera di settore per la quale avrebbe dovuto ricevere un finanziamento che però, come tutto il resto, non arrivò mai.
Quando a seguito della denuncia i Carabinieri svolsero le indagini, scoprirono che la società di F. T. era inattiva e che tutti gli enti e le banche che avrebbero dovuto essere coinvolte nel finanziamento non avevano in realtà mai parlato con l’imputato, che neanche conoscevano. Ora l’uomo si è dichiarato disponibile al risarcimento integrale delle somme versate dalla coppia; pochi giorni prima dell’udienza aveva fatto sapere al proprio avvocato di aver fatto un versamento di 4.000 euro che però marito e moglie non hanno ricevuto. La giudice ha quindi dato tempo fino all’udienza del 13 giugno per restituire tutti i soldi alle due vittime della truffa.
