“Alle prime ore del mattino di oggi, martedì 8 aprile, un detenuto italiano di poco più di quarant’anni, ristretto presso la Casa Circondariale di Cuneo, si è tolto la vita all’interno della propria cella. Il tragico gesto è stato scoperto dal compagno di detenzione e dal personale di Polizia Penitenziaria, che è prontamente intervenuto tentando ogni possibile manovra di soccorso, in attesa dell’arrivo del medico di turno e, successivamente, del personale del 118. Purtroppo, ogni tentativo si è rivelato vano: il decesso è stato constatato poco dopo”.
Lo ha comunicato in giornata Vicente Santilli, segretario per il Piemonte del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria. Si tratta di un uomo di 40 anni di Savigliano. Si aggiunge al lungo elenco di persone che si sono tolte la vita in carcere: sono 27 dall’inizio del 2025, una ogni tre giorni, dopo il triste record delle 88 morti del 2024.
“È sempre doloroso, per chi lavora nel mondo penitenziario, – con tinua Santilli – trovarsi di fronte a simili tragedie che lasciano un senso di impotenza e di profonda amarezza. Ma ancora una volta, siamo costretti a sottolineare quanto la questione del disagio psichico e del rischio suicidario all’interno degli istituti penitenziari rappresenti una vera emergenza nazionale. La Polizia Penitenziaria, pur con abnegazione e professionalità, continua a operare in condizioni di costante tensione, spesso in solitudine operativa e senza gli strumenti idonei per affrontare adeguatamente situazioni così complesse”. Santilli ricorda che il Sappe “ha più volte richiamato l’attenzione delle istituzioni sulla necessità di potenziare i servizi di assistenza psicologica, rafforzare l’organico, migliorare la formazione specifica e garantire presìdi adeguati per la prevenzione dei gesti autolesivi. Non possiamo più limitarci alla conta delle tragedie. Occorre un cambio di passo concreto e immediato: non si può parlare di sistema penitenziario senza tutelare realmente la dignità e la sicurezza, tanto dei detenuti quanto del personale che ogni giorno vi lavora”, conclude.
“Questo ulteriore suicidio avvenuto nel carcere di Cuneo deve far riflettere sulla condizione in cui vivono i detenuti e su quella in cui è costretto ad operare il personale di Polizia Penitenziaria”, commenta Donato Capece, segretario generale del Sappe.
Sulla vicenda sono intervenute anche le consigliere regionali di Avs Giulia Marro e Alice Ravinale che in questi mesi hanno più volte denunciato, dopo le visite, la situazione delle carceri piemontesi e cuneesi sia per i detenuti che per il personale.
“Ci troviamo – dicono – davanti a un sistema che implode su sé stesso, volutamente lasciato allo sbando da un governo che preferisce ricorrere agli allarmismi e fare propaganda piuttosto che affrontare con maturità e responsabilità una crisi profonda e strutturale. Mentre infatti il sistema penitenziario italiano continua a crollare pezzo dopo pezzo, sono oltre tre mesi che il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria è senza una guida stabile. Tutto bloccato dalla forzatura del sottosegretario Delmastro, che ha aperto un pasticcio istituzionale con il Quirinale. Intanto, nelle carceri si continua a morire. La situazione è sfuggita di mano, causando conseguenze gravissime per la vita delle persone, non solo quelle che in condizioni estreme si tolgono la vita, ma anche per chi assiste a queste perdite – come il compagno di cella che oggi ha trovato il corpo senza vita del compagno detenuto, il personale carcerario che si è trovato ad affrontare la situazione e per il resto delle persone che ogni giorno sopravvivono in un sistema che sta implodendo e perdendo pezzo dopo pezzo”.