Era stato trovato la mattina presto del 16 marzo 2021 mentre giocava sull’altalena nel parco giochi davanti alla scuola materna; addosso aveva una maglietta, le mutandine e delle ciabatte. Il bambino si era allontanato da casa dove in quel momento si trovava il fratello maggiore, all’epoca dei fatti 23enne; glielo aveva affidato la mamma che era corsa in ospedale a Cuneo per un controllo urgente dato che era incinta di pochi mesi.
Secondo la Procura della Repubblica entrambi erano responsabili dell’accusa di abbandono di minore e per questo motivo sono stati rinviati a giudizio al tribunale di Cuneo. Il piccolo, che all’epoca aveva quattro anni, era il sesto figlio della signora e all’epoca viveva con la madre e gli altri due fratelli maggiorenni, dal momento che gli altri tre erano già stati dati in affidamento ad altre famiglie, così come poi accadde a lui che già all’epoca dei fatti era stato preso in carico per un affido diurno. La madre che lo trovò al parco con la sola biancheria intima addosso, si rivolse alla propria referente dei servizi sociali poiché lei stessa aveva preso in affidamento un bambino e quella le disse di chiamare la signora affidataria del piccolo. Così il bambino trascorse alcune ore a casa della sua affidataria prima di essere preso in carico dalle assistenti sociali.
Alla donna il bambino aveva raccontato di aver chiesto al fratello di giocare insieme ma quello stava dormendo e gli aveva detto di andare a giocare in giardino. Così il bambino fece e trovando il cancellato del giardino aperto uscì e a piedi percorse i cinquanta metri che separavano la sua casa dai giardinetti. Erano le 8 di mattina quando il bambino venne trovato al parco, ma della sua assenza il fratello maggiore non si accorse fino alle 10, quando di ritorno dall’ospedale la madre gli chiese dov’era il fratello e lui rispose che era di sopra in camera sua.
Al termine dell’istruttoria il pubblico ministero aveva rilevato che alla madre non era imputabile una condotta di abbandono, poiché nell’urgenza di correre in ospedale accompagnata dall’altra figlia maggiorenne, aveva lasciato il piccolo alle cure del fratello maggiore, mentre quest’ultimo, anche se la sua condotta era stata sicuramente superficiale, non poteva essere accusato di abbandono di minore poiché era convinto che il bambino si trovasse in casa con lui, dato che nulla poteva far supporre che il fratellino avesse aperto la porta di casa e poi quella del cancelletto per allontanarsi da solo. Di diverso avviso l’avvocato Chiara Ambrosino, curatrice per conto del piccolo, la quale ha rilevato che la madre era consapevole dell’incapacità del figlio maggiore di accudire il fratello piccolo, dato che in sua assenza erano stati incaricati i servizi sociali di occuparsi del bambino con la formula dell’affido diurno.
Per l’avvocato Stefania Martino che rappresentava la madre e per l’avvocato Erika Giacchello per il figlio, la situazione che si venne a creare quel giorno nel piccolo paese fu il frutto di un pregiudizio nei confronti della famiglia, che non venne minimamente coinvolta nel ritrovamento del bambino ma anzi esclusa da tutto fino a quando non furono i Carabinieri a riferire alla donna che suo figlio si trovava presso i servizi sociali, “c’erano solo cinquanta metri di distanza dal parco giochi alla casa del bambino, eppure nessuna delle persone coinvolte, pensò minimamente di portarlo lì e suonare alla porta di casa per vedere cosa era successo” aveva sottolineato l’avvocato Martino, concordando con l’avvocato Giacchello che per configurarsi il reato di abbandono è necessaria la consapevolezza di porre la persona in una situazione di pericolo, mentre in questo caso l’elemento psicologico mancava completamente.
La loro richiesta di assoluzione è stata accolta dal giudice che ha assolto la donna con la formula piena per insussistenza del fatto e il figlio per mancato raggiungimento della prova.
