A pochi giorni dall’entrata in vigore dei dazi aggiuntivi del 20% annunciati dal presidente americano Donald Trump, si registrano già i primi effetti per i produttori di vino italiani, con la richiesta degli importatori statunitensi di abbassare i prezzi per aiutarli a compensare l’aggravio tariffario ed evitare di dover rinunciare alle quote di mercato acquisite. A rilevarlo è la Coldiretti alla 58ª edizione del Vinitaly, a Verona.
Le richieste alle aziende italiane di “venirsi incontro” restringerebbero i margini di guadagno dei vitivinicoltori italiani, già messi a dura prova dai rincari dei costi di produzione legati alla difficile situazione internazionale.
“In provincia di Cuneo – ricorda la Coldiretti – il comparto conta ben 6.500 imprese, 16.800 ettari di superficie vitata e una produzione di quasi 1 milione di ettolitri, pari a circa 100 milioni di bottiglie all’anno, perlopiù a marchio DOC o DOCG”.
“Il pericolo per il nostro vino – continua Coldiretti Cuneo – è quello di perdere, oltre alle vendite, anche quote di mercato e posizionamento sugli scaffali, conquistati con anni di impegno, a vantaggio di prodotti argentini, cileni o di altri Paesi meno colpiti dalle scelte di Trump.”
“In questa fase – dichiara Enrico Nada, presidente di Coldiretti Cuneo – è importante che l’Europa giochi in modo diverso, senza cadere in provocazioni, ma imboccando la via del dialogo e della diplomazia, unico modo per difendere i nostri interessi, ma anche quelli degli stessi statunitensi. La nostra filiera vitivinicola va anche tutelata dalle ingiustificate campagne di demonizzazione, rispetto alle quali è necessario che l’Unione europea pronunci parole chiare”.