Sanità regionale sull’orlo del precipizio. Per evitare la caduta del Piano di rientro, cioè del commissariamento di Torino da parte di Roma, la scure si abbatte sugli ospedali e sulla sanità pubblica. E a pagarla sono soprattutto gli ospedali più che le Asl, le aziende virtuose e con i conti a posto e le aziende di produzione, cioè gli ospedali hub di secondo livello più che gli ospedali spoke e il territorio. Ma anche i bilanci delle Asl hanno tutti segno negativo.
Tagli pesantissimi sul personale, sui farmaci e sui pronto soccorso.
La Regione di Alberto Cirio e Federico Riboldi e l’assessorato regionale diretto da Antonio Sottile tagliano le risorse ma allo stesso tempo chiedono di mantenere la produzione, anzi, come nel caso delle liste di attesa, di aumentare e migliorare. Ma è una contraddizione che non può reggere e a pagarla sono i cittadini, perché gli ospedali per reggere saranno costretti ai tagli.
L’azienda ospedaliera Santa Croce e Carle è un esempio chiaro di che cosa sta avvenendo. La migliore in Italia, secondo Agenas, quella con il costo più basso per ogni giornata si ricovero si vede costretta a chiudere il bilancio previsionale 2025 a quasi 18 milioni di perdita. Una cosa mai successa finora, che potrebbe ancora peggiorare, ma che ha spiegazioni che non dipendono dalla redditività e dal servizio dell’ospedale.
Il costo del personale dal 2019 al 2024 è aumentato di venti milioni, ma non è aumentato il numero, un ricambio di chi ha lasciato o se ne è andato in pensione. Eppure i costi lievitano per i giusti rinnovi contrattuali che Torino e Roma siglano ma che non pagano.
E lo stesso vale per i farmaci che passano da 38 milioni a 51 in cinque anni non perché se ne usano o sprecano di più ma per la loro naturale crescita di costi, il 7% in più all’anno.
E a tutto questo di aggiungono i tagli al pronto soccorso: 4 milioni in meno di mancata valorizzazione del flusso sugli accessi al Pronto soccorso non seguiti dai ricoveri, che sono finora 55.000 ma che sono previsti in aumento fino a 70.000.
Un taglio netto da parte della Regione che chiede agli ospedali hub di secondo livello di risparmiare perché i fondi vengono sforbiciati, ma anche di aumentare la produzione soprattutto quella ambulatoriale che di per sé spetterebbe principalmente agli ospedali spoke di territorio.
Una scelta della Regione inspiegabile che va ancor auna volta a colpire chi fa più lavoro e chi ha finora mantenuto i conti a posto e chi, come l’ospedale di Cuneo, ha estromesso dai propri servizi, i “cari” gettonisti, come richiesto dal ministero.
Una situazione che per ora il direttore generale che ha pubblicato oggi la nota illustrativa al bilancio di previsione 2025, come prevedeva il termine del 31 marzo, preferisce non commentare, ma che mette in ginocchio chi i servizi li svolge. Ed è il caso del Santa Croce dove i servizi continuano, anche a fronte dei tagli.
