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Martedì 1 aprile 2025

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Nel Cuneese attivi 18 Sportelli Salute

Promossi dal Comitato Vivere la Costituzione, ci lavorano circa 60 volontari

Cuneo

La Guida - Nel Cuneese attivi 18 Sportelli Salute

Sono 18 gli Sportelli Salute attivati dal Comitato Vivere la Costituzione sul territorio provinciale. Nati nel maggio del 2024, ci operano circa 60 volontari e in poco meno di un anno ha assistito circa 1.700 persone. Le attività, gestite da diversi associazioni tra cui l’Auser, sono state presentate questa mattina (lunedì 31 marzo) presso la sede della Cgil di Cuneo.

“Allo Sportello Salute possono rivolgersi i cittadini che hanno avuto prenotazioni ben oltre i tempi stabiliti dalla ricetta medica, che hanno ricevuto come risposta una impossibilità alla prenotazione (liste chiuse), oppure sono stati prenotati in luoghi molto lontani e per loro molto difficili da raggiungere, in violazione del principio di prossimità e raggiungibilità stabilito dalle norme vigenti” ha spiegato Andrea Bruno uno dei volontari dello Sportello che a Cuneo è aperto presso la sede della Cgil (via Michele Coppino 2 bis)e presso l’Auser di via Negrelli 7/b.
I volontari che operano presso lo Sportello, oltre a fornire informazioni sui diritti, possono supportare i cittadini nella compilazione di un’istanza da inviare all’Asl di competenza per chiedere l’attivazione di un percorso di tutela in cui si chiede di avere accesso alla prestazione prescritto dal medico di medicina generale nel rispetto dei tempi di attesa per le prestazioni specialistiche, conformemente a quanto stabilito dal D.Lgs n. 124/1998, art. 3, punto 12 e dalla normativa regionale di recepimento del Piano Nazionale Gestione Liste d’Attesa (PNGLA).
Circa il 50% delle istanze è stato inviato direttamente dai cittadini, la restante parte è stata inviata, su delega, dagli sportelli del Comitato Vivere la Costituzione. Le istanze registrano un accoglimento positivo nel 90% dei casi, la restante parte fa riferimento a prestazioni che non rientrano nel Piano Nazionale Gestione Liste d’Attesa. “Si tratta di un equivoco perché il Piano regionale fa riferimento a prestazioni da monitorare per vedere se ci sono miglioramenti nei tempi di attesa – commenta Fulvia Tomatis, volontaria del Comitato – e non includono tutti gli esami, non sono inseriti ad esempio la prima visita psichiatrica, allergologica, geriatrica e odontoiatrica. E’ una grossa limitazione, ma è paradossale perché tutte le visite e gli esami diagnostici di primo acceso devono essere inclusi nel percorso. Un’altra criticità è legata alla distanza delle località in cui vengono assegnate le prestazioni (Casale Monferrato, Biella, Ivrea…), non viene assicurato il principio di prossimità e raggiungibilità delle prestazioni. Per non parlare della complessità del sistema di prenotazione regionale che non prende in carico il cittadino e del problema legato alle disdette tardive, il 10-15% delle prenotazioni viene infatti disdetto all’ultimo momento, ma i posti liberi non vengono inseriti automaticamente nel gestionale e quindi non risultano direttamente disponibili al cittadino”.

Altro problema evidenziato al tavolo è stata la riduzione di fondi per le attività preventive che hanno ricadute sui costi, sui servizi e sulla vita delle persone. “Recentemente è stato annunciato l’ampliamento delle prenotazioni anche in orario serale e nel fine settimana – ha continuato Fulvia Tomatis -. Stiamo monitorando la questione per capire se questo sta avvenendo, non ci fermiamo al percorso di tutela, ci sono altre questioni su cui dobbiamo lavorare. Come Comitato Vivere la Costituzione e come sportelli non lavoriamo solo autonomamente concentrati sulla nostra realtà, facciamo parte anche del Comitato piemontese per il Diritto alla Tutela e alla Salute delle Cure e di diverse realtà nazionali. L’importante è muoverci in tante direzioni e fare rete con altri che si impegnano sui nostri stessi temi”.

“Il servizio sanitario nazionale è a un punto di non ritorno”

“Oggi il processo di demolizione del servizio sanitario nazionale sta arrivano a un punto di non ritorno – ha sottolineato il consigliere comunale Ugo Sturlese (Cuneo per i Beni Comuni) -, perché verranno messi in discussione non solo i tempi di riposta ma il funzionamento stesso degli ospedali, sono arrivati addirittura a fare dei tagli retroattivi sui bilanci degli ospedali, come è successo a Cuneo dove a ottobre una delibera ha tagliato i finanziamenti previsti, adesso sono in programma anche quelli sui servizi di epidemiologia. Come sta avvenendo questo processo? Sta avvenendo in maniera mascherata, da un lato si innerva il sistema di nuove risorse, dall’altra l’inflazione fa letteralmente esplodere i costi del settore. E tutto questo lo si fa confondedo le acque con promesse di fantasmagorici nuovi ospedali, adesso hanno programmato 11 nuove strutture sanitarie e tre ristrutturazioni per un costo di 4,5 miliardi di euro, pura propaganda, sanno anche loro che non riusciranno nemmeno a farne il 10%, sono in deficit di 700 milioni di euro sono a rischio di pano di rientro e quindi cercano di tagliare 300 milioni. Questa situazione provocherà una fuga dei direttori generali, almeno quelli in buona fede, nessuno dovrebbe accettare di lavorare in queste condizioni. Per questo stiamo organizzando, oltre agli Sportelli Salute, altre iniziative per informare le persone di quello che sta succedendo. Serve creare un movimento di partecipazione per far capire alla Regione che non si può andare avanti così, abbiamo bisogno di una rivoluzione sociale”.
Negli ultimi 20 mesi il Comitato Vivere la Costituzione ha organizzato 23 incontri pubblici che hanno visto la partecipazione di circa 2.000 persone e 16 banchetti nelle aree mercatali. A livello regionale il Comitato Piemontese per il Diritto alla Tutela della Salute e alle Cure ha avviato una campagna di raccolta firme per presentare alla Regione Piemonte un’istanza di richiesta di referendum abrogativo della Legge regionale n. 1 del 31 gennaio 2012, in sostanza si chiede di dedicare tutte le risorse disponibili a livello regionale al finanziamento della sanità pubblica. A Cuneo ad oggi sono stare raccolte 685 firme, 5.028 in Piemonte.”La difesa del sistema sanitario nazionale e, quindi, della sanità pubblica sarà una delle grandi battaglie di questi tempi – ha sottoluineato il segretario provinciale Cgil Piertomaso Bergesio -. Da qui, più che in tanti altri ambiti, passa la difesa della nostra democrazia. La Regione, specie grazie al presidente Cirio che la sa lunga dal punto di vista mediatico e si permette, o pensa di poterlo fare, di dire tutto e il contrario di tutto mentre gioca pericolosamente con i fondi europei. Intanto, nascono come funghi strutture sanitarie specialistiche che drenano i servizi e le risorse alla sanità pubblica. Il Comitato è un insieme di associazioni e organizzazioni con spinta sociale, non contempla forze politiche al proprio interno ma ci dialoga inevitabilmente su base quotidiana. Serve fare un pezzo in più, che non può essere fatto se non proprio dalla politica; senza questo, ogni soggetto del Sistema Sanitario farà “patria a sé” senza spendersi per il bene comune dei cittadini”.

“Dalla giunta regionale nessuna risposta chiara”

Presenti in sala, oltre ad alcuni cittadini, anche i consiglieri regionali Giulia Marro (Avs) e Mauro Calderoni (Pd) e Manuela Maroglio di Rifondazione Comunista e Mario Cravero di Sinistra Italiana.
“Proprio partendo dalle segnalazioni raccolte sul territorio – ha spiegato la Marro – ho presentato un’interrogazione alla giunta regionale per fare luce sulla gestione delle liste d’attesa. Parliamo di un problema che, nella nostra Regione, ha assunto dimensioni drammatiche: mammografie con attese di oltre un anno, visite, mammografie con attese di oltre un anno, visite specialistiche fondamentali non prenotabili, percorsi di tutela poco chiari e spesso inefficaci. È inaccettabile che la risposta pubblica a un bisogno di cura venga rimandata di mesi, se non anni. Con la mia interrogazione ho chiesto trasparenza: quanti cittadini vengono dirottati fuori dal proprio distretto? Quanti fondi sono stati realmente investiti per ridurre le attese? Qual è il tasso di utilizzo reale delle strutture sanitarie pubbliche? E, soprattutto, quali sono le modalità con cui viene garantito – o negato – il diritto alla cura nei tempi previsti? Ma non basta denunciare: serve agire. Intendo insistere perché il Piano Regionale per la gestione delle liste d’attesa venga aggiornato e applicato davvero, garantendo il principio di prossimità e il pieno utilizzo delle risorse già disponibili, anche attraverso un rafforzamento dell’offerta pubblica e una maggiore trasparenza delle agende. Il nostro impegno deve essere quello di ridare fiducia alle persone, rendendo la sanità pubblica accessibile, equa, efficiente. La salute non può essere un privilegio: è un diritto universale”.

L’ex sindaco di Saluzzo Mauro Calderoni ha chiesto al Comitato di definire il proprio rapporto con la politica e puntato l’attenzione sul bilancio regionale: “Bisogna aprirsi alla collaborazione di tutte le forze che credono nella sanità pubblica e se vogliamo farlo dobbiamo essere molto chiari: il piano degli ospedali non compete ai Comuni ma alla Regione che proprio ieri ha posticipato la fine dei lavori del nuovo ospedale di Cuneo avanti di tre anni, nel 2033, possiamo almeno su questo dire che ci stanno prendendo in giro, mantenendo le nostre opionioni diverse sul dove va fatto? Almeno su questo possiamo trovare una battaglia comune? Ci sono alcuni punti che vanno sottolineati, primo: Il Piano Sanitario Regionale che viene portato avanti dall’assessore Riboldi al momento ha nessun atto concreto, solo parole che vengono citate nelle uscite sul territorio; secondo: il bilancio della Regione è stato approvato con fatica ottenendo il parere favorevole della Corte dei Conti solo nella notte con un emendamento dell’ultimo secondo. Venerdì un nuovo parere ha stabilito il blocco totale delle assunzioni in Regione. Insomma la spesa sanitaria regionale è attenzionata su più fronti dalla Corte dei Conti, ma non si è mai voluto affrontare la questione in maniera concreta. Abbiamo chiesto alla giunta regionale lumi su tagli alle Aso, ma i dati non ci sono mai stati conferiti. Il tema vero è la mancanza di equilibrio del bilancio regionale, bilancio che non sta in piedi, lo abbiamo denunciato più volte, in realtà mancano poco più di 200 milioni di euro per evitare il commissariamento”.

Maroglio e Cravero hanno lodato invece le azioni partecipative di territorio e chiesto maggiore partecipazione da parte dei sindaci. “Ben volentieri sosteniamo la mobilitazione politica, sociale e civile a difesa di servizio sanitario nazionale – ha sottolineato Manuela Maroglio -. Riteniamo il diritto alla salute come un diritto assoluto, non negoziabile se non a tutela di un altro diritto della stessa levatura, per questo date tutte le difficoltà economiche note a tutti, vogliamo contestare il fatto che il diritto alla salute possa essere considerato una merce negoziabile. Non vogliamo sentire parlare di riduzione di risorse su un diritto così iportante per investirne poi in un settore come la sicurezza bellica”. “Le’attività portata avanti dallo Sportello è lodevole – ha commentato Mario Cravero -, tenterei di coinvolgere i sindaci di tutti i paesi della provincia, non è un’iniziativa di un partito o di una parte politica, è trasversale. Già la disponibilità di lun locale per ospitare lo Sportello, è un’indicazione importante per capire chi è dalla parte della sanità pubblica e chi invece sta dall’altra parte”.

 

 

 

 

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