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Martedì 1 aprile 2025

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L’ermeneutica del residuo

Marco Ruffino, torinese che vive spesso a Entracque, e le sue oepre fatte con i materiali di scarto

Manta

La Guida - L’ermeneutica del residuo

Marco Ruffino, nato a Torino nel 1956, si è affermato negli anni Ottanta come pittore espressionista con l’utilizzo di colori ad olio, acrilico, tecnica mista e come autore di incisioni su lastre di rame e zinco. Vive tra Torino ed Entracque dove viene spesso e passa la maggior parte delle estati. Studioso di filosofia, è un pittore e scultore autodidatta. Inizia la sua attività nel 1992 con la pittura ad olio e acrilici, utilizzando tecniche miste di stampo espressionista. Dal 2000 realizza sculture in terracotta, colorate con smalti a freddo. Dal 2010 approda definitivamente alla pitto-scultura, con l’utilizzo di materiale di raccolta (plastica di ogni genere e pezzi metallici) inserito, attraverso la fusione, su masonite/compensato, addizionato di schiuma poliuretanica e colorato con vernici acriliche. Ha iniziato ad utilizzare materiali di recupero come plastica, nylon e pluriball inseriti, attraverso la fusione, su lastre di masonite o compensato e colorate con vernici acriliche. Dal 2016, con la stessa tecnica, ha iniziato a realizzare suggestive sculture in verticale e orizzontale. Un vero repertorio di pittoscultura e scultura definito dall’autore Ermeneutica del residuo.
Con l’ausilio della combustione, Ruffino deforma e plasma i materiali, spesso elementi di scarto, per restituire un’idea di forme ancestrali e arcaiche, rendendole protagoniste al centro della scena. E così percepiamo le sembianze di esseri, l’ombra di corpi contorti che fuggono, forse da una apocalittica esperienza, ma, al contempo, proiettati in una dimensione in cui l’essenza prevale sull’assenza…
Ha partecipato a numerose mostre in Italia e Francia e a Cuneo è stato presente a Help grandarte 2022.

“Dalle regioni più profonde ed oscure del nostro sentire comune – scrive Virgilio Patarini – affiorano ed invadono lo spazio gli ammassi di materia magmatica e pulsante di Marco Ruffino. L’artista torinese usa i materiali di scarto della nostra civiltà industriale e post-industriale per dare vita a forme e creature che dal mondo dei sogni e dell’Inconscio urgono, bussano alle porte della nostra coscienza, escono dalla superficie piatta, rettangolare e rassicurante del quadro e si sporgono verso di noi. Come tanti figli di una sorta di dio Blog (ricordate quello spezzone cinematografico utilizzato per la sigla della trasmissione “Blog”?) le opere di Ruffino rappresentano al tempo stesso una mutazione genetica dei nostri prodotti di consumo e una incarnazione plastica dei demoni delle parti più recondite del nostro essere: creature che vengono dai territori del Sogno. Il Sogno del Progresso. E i Sogni più ancestrali. Un Sogno passato che ancora è vivo e presente”.
“Il percorso tematico sul femminile – spiega lo stesso autore – è senza dubbio legato alla rappresentazione di un mondo femminile ancorato ad alcuni retaggi di una società che non ha ancora ‘sdoganato’ la donna da quelle rap- presentazione etica e di costume moglie, madre che, sì ha un ruolo nel mondo del lavoro ma quasi sempre marginale rispetto all’uomo”.
“Le opere di Ruffino – scrive Franco Giletta – vogliono sottolineare questo aspetto, cercando di cogliere, secondo la visio- ne dell’artista, le ambiguità del pensiero maschile verso una donna che oggi più che mai sta cercando di liberarsi dai pregiudizi e dai compromessi, per elevarsi ad un ruolo paritario. Evidente questo slancio nell’opera dal titolo Totem, una scultura in plastica combusta che rappresenta una figura femminile, alta, elegante, altera, colorata e potente quasi divina, un’opera che vuole chiudere simbolicamente quel rettangolo di opere che racchiudono la scultura stes- sa, opere che ci ricordano molti dei passaggi della vita di una donna comune, una lavoratrice, un modello erotico, una madre ma pur sempre sognatrice, fino a diventare attraverso quella rappresentazione totemica non più la protago- nista di una fiaba ma della Storia.

A Santa Maria del Monastero di Manta è in corso una personale dell’artista Marco Ruffino, intitolata “Sanctitas vasti: la sacralità dello scarto”. L’artista esporrà 20 opere, tra pittosculture e sculture in plastica combusta, che rappresentano la sua posizione fuori dagli schemi nel panorama figurativo contemporaneo. A cura di Franco Giletta. Con l’ausilio della combustione, Ruffino deforma e plasma i materiali, spesso elementi di scarto, per restituire un’idea di forme ancestrali e arcaiche, rendendole protagoniste al centro della scena. E così percepiamo le sembianze di esseri, l’ombra di corpi contorti che fuggono, forse da una apocalittica esperienza, ma, al contempo, proiettati in una dimensione in cui l’essenza prevale sull’assenza. Sabato e domenica fino al 6 aprile ore 14,30/18,30. 

Rassegnazione - Marco Ruffino

Rassegnazione – Marco Ruffino

Maternità - Marco Ruffino

Maternità – Marco Ruffino

La Terra che non c'è Marco Ruffino

La Terra che non c’è Marco Ruffino

la luce e l ombra - Marco Ruffino

la luce e l ombra – Marco Ruffino

Marco Ruffino

Marco Ruffino

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