
Si era presentato ubriaco alle 7 di mattina in un bar nei pressi di piazza Europa, insultando i clienti e molestando anche la titolare del locale che aveva chiamato le Forze dell’ordine. Fu solo l’inizio della turbolenta mattinata di Diallo Mamadou, giovane senegalese accusato di resistenza, oltraggio e lesioni a pubblico ufficiale e danneggiamento della vettura della pattuglia.
I fatti risalgono al mattino presto del 15 luglio 2023, quando l’uomo entrò nel locale già visibilmente ubriaco, iniziando a disturbare tutti con insulti e minacce. Non fu sufficiente l’arrivo della pattuglia dei Carabinieri per riportare il giovane alla calma che, anzi, assunse un atteggiamento di sfida nei confronti dei militari che riuscirono comunque a portarlo fuori dal locale. Il suo trasporto in caserma risultò invece molto più complesso dal momento che l’imputato aggredì i due Carabinieri con calci e pugni, tanto da ferirne uno con un calcio al polso e con un cazzotto sul costato. Stesso trattamento fu riservato all’auto di pattuglia, presa ripetutamente a calci, tanto da danneggiarne uno sportello e rompendo con un pugno il vetro posteriore.
L’uomo venne quindi tratto in arresto per tre giorni in carcere e denunciato.
Nei giorni successivi, riavutosi dalla solenne sbronza, e su consiglio dell’avvocato, l’uomo si scusò con i Carabinieri, inviando loro una lettera di scuse dal carcere, tanto che venne disposta per lui una misura cautelare di obbligo di firma che però venne violata in alcune occasioni. Anche la possibilità di mettere in atto la Messa alla prova fallì tristemente; dopo iniziali contatti positivi per la ricerca del luogo dove svolgere lavori socialmente utili sostitutivi della pena, Diallo sparì dalla circolazione non rispondendo alle chiamate.
Questo l’elenco delle condotte (oltre ad altre due segnalazioni per ubriachezza molesta) che hanno quindi indotto il Pubblico Ministero a chiedere la condanna dell’imputato ad un anno di reclusione, senza la concessione delle generiche attenuanti. L’imputato da parte sua, dopo aver chiesto scusa oralmente e per lettera poiché di quello che era accaduto quel giorno non ricordava niente, nell’udienza conclusiva del processo ha ritenuto di dover dire che di quanto accaduto lui ricordava solo di essere ubriaco e di essere stato allontanato dal locale, negando la resistenza, le lesioni e il danneggiamento.
La condanna è stata chiesta anche dall’avvocato dei due Carabinieri, costituiti parte civile al processo, mentre la difesa ha chiesto l’assoluzione in virtù della mancanza di elemento soggettivo del proprio assistito, talmente ubriaco da non rendersi conto di quello che faceva. Richiesta rigettata dalla giudice, che lo ha condannato ad 1 anno e 2 mesi di reclusione con risarcimento di 1250 euro per il militare picchiato e 500 euro per l’altro.