Risale alla fine del 2020 l’episodio in cui lui, dopo averle chiesto un incontro, la minacciò con una pistola: “Eravamo in auto e lui estrasse la pistola dicendo che mi avrebbe ammazzata perchè tanto non ero sangue del suo sangue”. Proprio a causa della sua denuncia l’uomo finì in carcere nel marzo del 2021 per possesso illegale di arma da fuoco.
Anche dal carcere però lui riusciva a chiamarla continuamente dopo essersi procurato illegalmente un cellulare: “Ricordo un giorno in cui mi disse di stare zitta perchè stava passando l’agente, si sentiva il rumore delle chiavi. Ero succube di quell’uomo che avevo amato molto ma che ero riuscita a lasciare quando capii che per lui io ero solo un bancomat”.
Quando venne rilasciato, nonostante fosse sottoposto agli arresti domiciliari, l’uomo la raggiunse a casa in piena notte cercando di sfondare il cancello con l’auto. E se non era lui personalmente, incaricava qualche amico di pedinarla: “Capivo che c’era un’auto che mi seguiva e poi lui mi chiamava raccontandomi esattamente dove ero stata e cosa avevo fatto, sapeva esattamente quello che facevo. Per quattro volte ho cambiato numero di telefono ma lui riusciva lo stesso a rintracciarmi”.
Più volte l’uomo avrebbe minacciato di bruciare il negozio dove lavorava e in tante occasioni minacciò di morte lei, il suo nuovo compagno e la sua famiglia.
Chiamato a testimoniare in aula, l’attuale compagno della donna ha confermato le minacce e i pedinamenti, riferendo anche dello spavento che ebbero quando una sera N.G. li seguì in auto nel tratto di strada compreso fra San Chiaffredo e Cuneo: “Ci superò e continuava ad accelerare e frenare nell’intento di farci fermare. Ho tirato dritto e abbiamo chiamato la Polizia”. L’imputato avrebbe minacciato la donna anche a ridosso del processo, “mi disse che dovevo ritirare la denuncia perchè avrebbe avuto conseguenze negative sulla figlia che intanto aveva avuto da un’altra donna, voleva farmi sentire in colpa”.
Il processo è stato rinviato al 14 aprile.