Durante il mese di Ramadan, che vedrà tra pochi giorni la sua fine con la celebrazione dell’Eid, la comunità ivoriana di Cuneo ha scelto di fare un gesto di solidarietà verso le persone senza fissa dimora che si recano alla mensa della Caritas per il pasto dell’iftar, la rottura del digiuno.
“Ogni weekend – spiegano i rappresentanti della comunità ivoriana – un gruppo di donne della nostra comunità si dedica con amore e impegno alla preparazione di fino a 60 pasti, che vengono offerti a chi ne ha più bisogno. Il Ramadan per noi è un mese di sacrificio, di riflessione, di perdono, ma soprattutto di generosità e di condivisione. Per noi, è il mese più importante dell’anno, simile al Natale per le culture occidentali. È un tempo per praticare l’amore verso gli altri, per sentirsi vicini a chi soffre e a chi ha meno. Durante questo mese sacro, il cibo diventa un simbolo di pace, di accoglienza e di sostegno. Donarlo non è solo un gesto di carità, ma un modo per sentirci più vicini alla nostra religione e alla nostra terra”.
“Ogni piatto che prepariamo è un piatto tipico del nostro Paese, piatti che raccontano la nostra tradizione, come il riso ivoriano e i vari stufati e dolci. Con questi piatti vogliamo non solo nutrire, ma anche portare un po’ della nostra cultura e della nostra fede a chi ha più bisogno di conforto. In Africa, durante il Ramadan le persone che vivono per strada sanno che nelle moschee ci sono sempre donatori pronti ad aiutare. È una tradizione che ci unisce, perché chi ha di più pensa sempre a chi ha di meno. Questo gesto non è per fare bella figura, ma per ricordarci l’umanità, l’uguaglianza, il valore della generosità e della solidarietà.
Vogliamo esprimere il nostro più sincero ringraziamento alla Caritas di Cuneo per aver accettato la proposta e averci dato la possibilità di fare qualcosa di utile per gli altri. Grazie a loro possiamo sentirci a casa, possiamo fare qualcosa di concreto, senza preoccupazioni legate alla burocrazia o alle difficoltà legali che incontriamo spesso in Europa. È grazie alla Caritas che il nostro sforzo viene accolto e condiviso, e sappiamo che il nostro cibo porta un po’ di conforto a chi ha un presente difficile.
Per noi, questo è il modo migliore per passare il Ramadan. Non si tratta solo di cucinare piatti esotici e complessi, ma di fare qualcosa che ci avvicina alla nostra fede e alla nostra cultura, dando a chi è meno fortunato la possibilità di sentirsi, almeno per un momento, meno solo”.