Ci sono sostanzialmente tre rapporti che ogni anno misurano la temperatura dei fenomeni di persecuzione anticristiana nel mondo. In novembre viene presentato il rapporto de “l’Osservatorio sull’intolleranza e la discriminazione contro i cristiani in Europa” (Oidac). A fine anno l’Agenzia Fides pubblica il resoconto annuale su missionari e operatori pastorali uccisi nell’anno. Infine a gennaio è reso pubblico il documento annuale dell’organizzazione protestante-ecumenica “Open-Doors” (Porte Aperte) “Indice mondiale delle persecuzioni dei cristiani – 2025”. Tutti i dati sono convergenti: si registra da alcuni lustri una impressionante accelerazione delle persecuzioni. Si parla di 60 paesi nel mondo, teatro di una persecuzione estrema o molto forte, con più di 380 milioni di cristiani coinvolti in contesti di forti persecuzioni e discriminazioni.
Che percezione abbiamo dell’odio anticristiano? Ad esempio, siamo stati informati che nel caos della Siria, i recenti attacchi ad inizio mese di fazioni islamiste e milizie radicali nell’ovest del Paese in aree storicamente abitate da comunità cristiane e alawite, sono stati causa del massacro di più di 300 cristiani? Non siamo certamente stati raggiunti tutti allo stesso modo dalla notizia (l’Agenzia Sir la rende pubblica in una nota del 18 febbraio scorso) che in Congo, a margine della guerra tra i ribelli delle Forze Democratiche Alleate (AdF) e la Repubblica del Congo, sono state trovate 70 persone decapitate in una chiesa cristiana nel villaggio abbandonato di Kasanga. I militanti islamisti dell’AdF, affiliati all’Isis, rapiscono e uccidono cristiani, attaccano chiese, generano terrore, insicurezza, migrazioni…
Ma la persecuzione non si presenta solo in atti violenti; spesso si declina attraverso discriminazioni e intolleranza sperimentabile quotidianamente e si affida alla negazione dei diritti e all’esclusione. Nella nostra civilissima Europa il 18% ammette che la professione della religione ha procurato qualche svantaggio: ad esempio si scoraggia l’accenno alla fede nel proprio “curriculum vitae” o accade che una offerta di lavoro viene ritirata nel momento in cui si rivela la propria appartenenza religiosa (cristianofobia).
Monitorare e denunciare è compito delle Chiese in Europa e nel mondo intero, senza dimenticare ciò che è scritto nella costituzione pastorale “Gaudium et Spes” del Concilio Ecumenico Vaticano II: “La Chiesa confessa che molto giovamento le è venuto e le può venire dalla stessa opposizione di quanti l’avversano e la perseguitano” (GS 44). Parole che fanno eco a quelle di Tertulliano nel III° secolo “Il sangue dei martiri è seme di nuovi cristiani”.
Tutto questo ci portiamo in cuore e in preghiera il 24 marzo prossimo, Giornata dei Missionari Martiri che la Cei propone ogni anno nel giorno del martirio, avvenuto 45 anni or sono, di San Oscar Romero a San Salvador. E Papa Francesco nella recente bolla di indizione del Giubileo esorta tutti a far tesoro del dono dei martiri: “La testimonianza più convincente della speranza ci viene offerta dai martiri… Essi sono presenti in tutte le epoche e sono numerosi, forse più che mai ai nostri giorni, quali confessori della vita che non conosce fine. Abbiamo bisogno di custodire la loro testimonianza per rendere feconda la nostra speranza” (Spes non confundit n° 20).
Siamo invitati come Chiesa locale lunedì 24 marzo, alle ore 20.45 nella culla della fede cattolica sul nostro territorio, la Chiesa Abbaziale di San Dalmazzo, anche lui martire di Cristo, a Borgo S.D. per una Veglia di Preghiera: in ascolto e in cammino sulle orme di tanti martiri testimoni.