Lo stile di Christian Bobin non lascia molto spazio al lettore. Gli chiede una totale disponibilità a seguirlo nei pensieri e nei racconti. Talvolta si può faticare a riavvolgere il filo delle frasi nonostante o proprio perché appaiono di una disarmante semplicità, persino ingenua.
A prima vista, però. Ci si accorge subito infatti come il linguaggio poetico sappia trasfigurare il racconto muovendosi con leggerezza sul contingente, creare un mondo in cui la logica non è di casa e, certo, con le sue costrizioni non è benvenuta.
Nel gatto Tacite, “gatto nero, comune, placido e serio”, si incarna l’umano nei suoi tormenti, nelle sue attese, delle sue delusioni. Matrimonio presto fallito con Brulhe, gatta d’angora, “fresca come il vento di primavera”, e una vita che scivola nel buio, letteralmente. Il divano di casa lo accoglie muto. Le luci spente oscurano ogni prospettiva, anche quella della vita.
Così Tacite prende a “vivere una vita senza viverla”. Non che il mondo che lo circonda si premuri di scuoterlo. Siamo in “un’epoca in cui il denaro è unico segno di vita”.
La malinconia non è però l’ultima parola. Basta un gesto per risvegliare il cuore “cieco” di Tacite. Esce di casa, certo di malavoglia. Sta nevicando e, chissà per quale ragione, cerca di catturare con la lingua un fiocco di neve.
Quante volte da bambini abbiamo ripetuto questa azione. Il sorriso si dipingeva sul volto. Ma da un adulto non ci si aspetta questo.
È proprio qui che si innesta l’inspiegabile ritrovarsi di Tacite. Recuperando un gesto innocente, da bambino appunto, ritrova un “cuore di neve” che risplende di luce e illumina le stanze.
Fiaba, certo, la cui morale sta tutta in questa luce che fa passare dal sopravvivere al vivere. Ma Bobin va oltre. Dà un’ulteriore occasione di riflessione laddove Tacite si mette a scrivere lettere e lo fa con cura, seguendo il consiglio della sua maestra. Anzitutto scrive a quella gatta che l’aveva svuotato. Perdono? Forse qualcosa di più: accoglienza dell’altro, perché amare significa anche lasciar spazio alla felicità dell’altro.
Un brevissimo, delicato racconto che può essere letto anche in chiave di fede. Lo propone, affidandosi al Natale, l’altrettanto breve saggio finale. Ma le parole di Bobin hanno anche un sapore “laico” che fa rima con l’umano e ha un respiro universale e trasfigura le relazioni illuminandole di disponibilità.
Cuore di neve
di Christian Bobin
Editrice Sanpino
euro 13